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Bimbo di 3 anni picchiato e ucciso: condannati madre e patrigno

Tony

Sono stati condannati il patrigno e la madre del piccolo Tony, ucciso di botte in Francia nel 2016.

Il piccolo Tony, bambino francese di tre anni, è stato ucciso di botte nel novembre del 2016 a Reims. Ieri sera, 6 febbraio 2021, il suo patrigno Loïc Vantal e la sua mamma Caroline Letoile sono stati condannati. In questo modo si è chiusa una vicenda giudiziaria piena di omertà, che ha tenuto la Francia con il fiato sospeso.

Accusati patrigno e madre

Loïc Vantal, patrigno del piccolo Tony, è stato condannato a 20 anni di carcere per omicidio preterintenzionale. Caroline Letoile, madre del bambino, dovrà scontare una pena di quattro anni per mancata denuncia di maltrattamenti e omissione di soccorso. Questa vicenda giudiziaria ha tenuto la Francia con il fiato sospeso anche a causa della terribile omertà delle persone coinvolte. Il bambino era stato vittima di violenze per lungo tempo, ma la madre e altre persone sono rimaste in silenzio, senza difenderlo. Nel corso del processo è stato ricostruito il clima di terribile silenzio intorno agli abusi, taciuti dalla mamma, all’epoca 19enne, e anche dai vicini di casa. I vicini sapevano tutto, ma non hanno mai sporto denuncia. Uno di loro ha raccontato che sentiva il patrigno urlare fino alle sette del mattino e aveva l’impressione che il piccolo fosse continuamente picchiato.

I maltrattamenti sono andati avanti per mesi interi in un appartamento di Place des Argonautes, a Reims, dove il bambino ha vissuto un incubo. Ogni giorno riceveva schiaffi, pugni, lanci contro l’armadio o il letto, tanto da soccombere a così tanta violenza. Dopo la sua morte, avvenuta a causa della rottura del pancreas e della milza, i medici legali hanno rinunciato a contare le lesioni subite, ritenendole troppe. Secondo i giudici, gli imputati sono stati guidati da una “cattiveria gratuita” associata ad “egocentrismo“. “Mi dispiace per tutto quello che è successo. Mi sono comportato in modo inaccettabile. Merito di essere condannato. Sto lavorando e continuerò a lavorare sul mio comportamento” sono state le parole del patrigno prima della sentenza.