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Etty Hillesum, il diario di una vittima di Auschwitz

Etty Hillesum

Etty Hillesum lasciò un diario, esattamente come Anna Frank racconta in modo filosofico l'esperienza dell'Olocausto

Etty Hillesum, il cui vero nome era Esther, può essere considerata una martire dell’Olocausto. Lei, insieme ad altre 16 milioni di persone, patirono la fame, la fatica e gli orrori di un folle chiamato Adolf Hitler. Proprio come la giovane Anna Frank, scrisse un diario, ma un po’ diverso. Un diario maturo, spirituale e, per certi versi, anche innovativo dal punto di vista filosofico. Ella raccontò un viaggio interiore, il suo viaggio, e il modo in cui affrontò quei tragici anni.

Etty Hillesum, chi era?

Il padre di Etty Hillesum, Levi, nacque il 25 maggio del 1880 ad Amsterdam. Era un insegnante di lingue classiche. La madre di Etty si chiamava Rebecca Bernstein e nacque il 23 giugno del 1881 a Potsjeb in Russia. La donna conobbe il padre dopo il suo arrivo ad Amsterdam a causa di un pogrom. Si incontrarono e si innamorarono. Una volta sposati, nel 1912, ebbero tre figli: Etty e due maschi, Mischa (Michael, nato il 22 settembre 1920 a Winschoten) e Jaap (Jacob, nato il 27 gennaio 1916 a Hilversum). Il padre, grazie al suo lavoro, era sempre in movimento e la sua famiglia l’ha sempre seguito. Etty quindi crebbe in un ambiente dinamico e molto stimolante. Insieme a tutta la famiglia abitò prima a Tiel (1916-1918), poi a Winschoten (1918-1924) e dal 1924 andarono a vivere nel comune olandese di Deventer, dove Etty trascorse la sua adolescenza.

Etty Hillesum una volta diventata grande si laureò in giurisprudenza all’Università di Amsterdam. Quella fu l’ultima città in cui potè abitare.Viveva al numero 6 della Gabriel Metsustraat, una casa davvero splendida con una vista incantevole che dava su una delle piazze principali della città, il Museumplein. Vicinissima al famoso Rijksmuseum. Grazie alla sua esuberanza intellettuale decise di iscriversi anche alla facoltà di Lingue Slave, che purtroppo non potè più seguire a causa della guerra. Nonostante ciò riuscì comunque a concludere il suo percorso di studi riguardante Lingua e Letteratura russa.

La giovane donna, grazie alla sua intelligenza e interesse nei confronti della cultura riuscì anche ad ottenere un lavoro presso l’Università popolare di Amsterdam. Ormai prossima alla guerra la giovane Etty Hillesum cominciò ad interessarsi anche alla psicologia analitica junghiana. In quello stesso periodo conobbe lo psico-chirologo Julius Spier, del quale divenne presto segretaria e amica intima.

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Etty Hillesum, l’inizio della fine

Etty, è evidente, era una ragazza piena di interessi e aveva un’intelligenza particolarmente accentuata e allo stesso tempo una sensibilità che non tutti hanno. Nel 1942 iniziò a lavorare come dattilografa presso una sezione del Consiglio Ebraico. Grazie al suo lavoro e alla sua posizione ebbe anche l’occasione di potersi salvare dalla guerra ma decise di prendere un’altra strada. Grazie alle sue forti convinzioni umane e religiose, accettò e decise di condividere la sorte del suo popolo.

La sua famiglia

I genitori di Etty e i suoi fratelli, Mischa e Jaap, inizialmente furono tutti trasportati nel campo di transito olandese di Westerbork. Il 7 settembre 1943 tutta la famiglia, compresa Etty ma tranne Jaap, fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. La famiglia, ancora una volta insieme, morì dopo dopo essere stata deportata all’interno del campo di concentramento di Auschwitz. Jaap invece perse la vita in Germania poco dopo la liberazione, il 17 aprile 1945, durante il viaggio di ritorno nei Paesi Bassi.

Il diario di Etty Hillesum

Tutti conoscono il diario di Anna Frank, che fu, ed è ancora oggi, una delle testimonianze più veritiere e sincere dell’orrore che gli ebrei furono costretti a vivere. Pochi però conoscono le parole di Etty Hillesum, una donna intellettuale, intelligente e devota al prossimo. Una brava persona che si trovò al momento sbagliato, nel posto sbagliato e di origini sbagliate. Le sue pagine narrano il terrore dell’Olocausto con un tono diverso e con una sfumatura decisamente spirituale.

Decise di cominciare a scrivere il diario sotto consiglio del suo psicologo e amico Julius Spier. Etty Hillesum, in questi anni tragici, ha dato prova di essere una donna incredibilmente forte e coerente. Nonostante ebbe la possibilità di scampare alle crudeltà tedesche volle a tutti i costi lavorare presso il campo di Westerbork. Lì aiutava i malati che vivevano nelle baracche dell’ospedale. Da quel luogo, ogni lunedì mattina partiva un treno diretto ad Auschwitz finchè anche per lei non arrivò l’ora. Non ebbe mai la paura di affrontare quello che la storia aveva serbato per lei. Gli ebrei dovevano essere sterminati e lei, in qualche modo lo accettò.

Il suo diario, in realtà, è una raccolta delle sue lettere organizzata successivamente negli anni ’80. Queste venivano scritte ed inviate da Westerbork ai suoi amici e familiari. Per anni i suoi scritti furono considerati eccessivamente filosofici, motivo per cui non vennero pubblicati per lungo tempo.

La vita nel campo

In molte delle sue missive Etty descrive nei minimi dettagli la vita a Westerbork. Racconta dell’atmosfera che vi si respirava, della miseria e delle terribili condizioni a cui dovevano sottostare, tutti. La giovane spiega anche i suoi tentativi di comunicare con Amsterdam perchè qualcuno le faccia avere del pane, assorbenti igienici o le bende, delle conserve o salsicce, o un cuscino. Racconta la sua paura per la partenza verso la Polonia e l’insdiscutibile timore del momento della deportazione. La cosa peggiore però fu il suo sentimento di impotenza, ma soprattutto l’ignoto d’innanzi a loro. Etty non fa finta di non vedere o di non capire, anzi, raccontò a se stessa la realtà dei fatti e cercò sempre un modo di poterla accettare.