> > Facebook paga i media per produrre contenuti giornalistici

Facebook paga i media per produrre contenuti giornalistici

Facebook

Ultima novità in casa Zuckerberg: da adesso Facebook paga i media per realizzare programmi giornalistici

Facebook punta all’innovazione e lo fa attraverso i media. Sembra aprirsi un nuovo spiraglio nel controverso ed enigmatico rapporto tra il social network firmato Mark Zuckerberg e il mondo dell’informazione. Tra i due è di nuovo la volta del corteggiamento. La piattaforma social, infatti, ha annunciato che finanzierà una serie di tv e media americani per produrre contenuti e programmi giornalistici. A partire dall’estate 2018, il materiale creato sarà diffuso su Facebook Watch. Si tratta della sezione dedicata a contenuti video originali lanciata l’anno scorso dal social network. La piattaforma specifica è già esistente negli Usa, ma ancora non disponibile per tutti gli altri suoi utenti.

L’ultima novità di Facebook

Ultima novità in casa Zuckerberg: da adesso Facebook paga i media per realizzare programmi giornalistici.

A inizio del 2017, Facebook è diventato ufficialmente un editore. Ad annunciarlo erano stati Mark Zuckerberg in persona e la direttrice di produzione, Fidji Simo, tramite un lungo post apparso sul social network. E’ nato infatti il “Facebook Journalism Project”, con le conesguenti polemiche da parte di molti editori.

Sono tre in particolare i modi attraverso cui il social di Zuckerberg è diventato una vera e propria newsroom. Collabora nella produzione di news, fornisce corsi di e-learning per i giornalisti e aiuta nel reperimento di testimoni oculari degli eventi, promuovendo inoltre la digital e news literacy degli utenti.

A distanza di quasi un anno e mezzo c’è una nuova novità sul fronte della piattaforma social. In seguito all’ultima partnership con gli editori, Zuckerberg vuole produrre contenuti di qualità.

Facebook

I programmi giornalistici di Facebook

I programmi, che spazieranno da notizie dell’ultima ora agli approfondimenti, pare verranno completamente pagati da Facebook. Verranno poi realizzati da vari partner giornalistici, tra cui la tv ABC News, la CNN, Fox News Channel, Univision. A questi potrebbero aggiungersi editori locali come Advance Local e media company digitali come ATTN e Mic.

Al momento non sono stati forniti dettagli sulla quantità di soldi necessari né sul tipo di accordi pubblicitari che potrebbero esserci. Per ora, secondo una fonte riservata citata da Adweek, l’approccio verso gli editori sarebbe piuttosto free e propositivo. Ogni bella iniziativa potrebbe essere ben accetta. Del tipo: “Venite con un’idea e mandateci il budget”. Eppure, dopo la prima fase di lancio, probabilmente l’intenzione sarà quella di far decollare i programmi giornalistici su Facebook Watch, facendo uso di una divisione degli introiti pubblicitari fra la piattaforma e i media.

Per anni il social ha sfornato diverse proposte per agevolare la distribuzione di contenuti informativi. I risultati ottenuti però si sono dimostrati altalenanti. Non sempre Facebook ha riscontrato incredibili successi. Instant Article, la funzione che permette di caricare articoli più velocemente da mobile, è stata progressivamente abbandonata da molti media. Successo scarso anche per i video live, su cui il social aveva cercato di coinvolgere gli editori. Altre iniziative legate al mondo dell’informazione di qualità, come la sezione Trending, hanno generato non pochi problemi e serie difficoltà. Nonostante la sezione raccogliesse i temi più popolari sulla piattaforma, è stata chiusa di recente. Per non parlare del dibattuto tema delle fake news, per cui il social è finito più volte nel mirino dei politici di vari Paesi.

Il social ci riprova

Ora Facebook ci riprova e lo fa puntando sulla qualità, un fattore che da sempre attrae molti consumatori, acquirenti e utenti. Da qui emerge la crescente necessità di una maggiore selezione dei contenuti. In un articolo sul blog aziendale, il capo delle partnership media di Facebook ha spiegato che l’attuale iniziativa legata a Facebook Watch integra la decisione di dare priorità a contenuti socialmente significativi rispetto a quelli di aziende ed editori.

Nel complesso la quantità di informazione potrebbe diminuire, ma quella rimanente dovrà essere affidabile, informativa e locale. Di qui l’idea di finanziare i programmi che verranno realizzati da giornalisti noti ma anche da volti nuovi. Dai vertici di Facebook promettono che i formati saranno vari, dalle dirette ai reportage. I partner “avranno pieno controllo editoriale sui loro contenuti”.

In seguito a queste nuove iniziative aumenterà la considerazione di Facebook come un editore o un’azienda media. La definizione però è sempre stat respinta dal Ceo Mark Zuckerberg. Sicuramente però il potere della sua piattaforma di determinare quello che viene letto o ascoltato da milioni di persone continua a crescere, facendosi sempre più incombente.