Roma, 14 mag. (Adnkronos) – "La domanda che la denatalità pone alla politica è: quale società vogliamo per queste generazioni. Certamente dobbiamo saper prevedere, ma alla politica spetta, dopo aver previsto, anche precedere". Lo ha detto la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti intervenendo agli Stati generali per la natalità ed ha aggiunto guardando alla strategia indicata nel Family Act: "Con chiarezza oggi va detto che siamo impegnati ad attuarla integralmente e che servono il coraggio e l’impegno di tutti. Questo coraggio di riconoscere, di precedere, di indicare una direzione e di accompagnare lungo la strada, non lasciando indietro nessuno, è il nostro compito. È il compito della politica, ed è il compito di servire la speranza, aprire strade di giustizia, di dignità, di libertà vera. Qui ed oggi, per le giovani e i giovani del tempo che ci è consegnato".
"Natalità è prima di tutto nascere a qualcosa, e oggi l’Italia è chiamata a nascere a un “nuovo inizio”, un tempo nel quale l’umanità possa compiersi tutta, davvero, in tutti i suoi aneliti. E negli aneliti della nostra umanità c’è, forte, il desiderio di vita, di vita nuova, di generatività – ha esordito durante i saluti istituzionali – Sono convinta che il compito della politica e delle istituzioni sia portare a realtà una buona notizia. Qual è oggi, sulla natalità, la nostra buona notizia da cui ripartire? La buona notizia è che c’è una vita per la quale vale la pena spendersi, che costruisce comunità, che dalla solitudine di individui porta le persone dentro la comunità, perché è nella relazione che si realizzano i desideri e la libertà di ciascuno, perché è nella relazione che ci si compie".
"Essere famiglia – prosegue- essere madri e padri chiede tanti sì. La denatalità è il segno di un’umanità che davanti a questi sì è costretta ad arretrare e a rinunciare. Stiamo privando le donne e gli uomini di quella prospettiva necessaria per trovare il coraggio di rischiare, malgrado il desiderio di figli ci sia e sia grande, per la paura di rimanere soli e non trovare aiuto, per l’incertezza economica, lavorativa, abitativa. È il segno che abbiamo condannato una generazione a non avere la libertà di dire sì e di scegliere. Per le donne, questa libertà significa poter scegliere insieme il lavoro e la maternità e non essere costrette, come troppo spesso accade, a rinunciare all’uno o all’altra".