La storia di Giulio Brighenti, l’uomo di 77 anni che è rimasto ricoverato per 245 giorni dopo che una zanzara lo aveva punto, trasmettendogli la febbre West Nile.
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Febbre West Nile, 77enne in coma per 245 giorni per la puntura di una zanzara
Giulio Brighenti, dopo 8 mesi in ospedale, si è finalmente ripreso e ha raccontato la sua storia, da quando una puntura di zanzara gli ha trasmesso la febbre West Nile, mandandolo in coma. “Tutto è iniziato l’estate scorsa. Ero a un pranzo in campagna, stavo bevendo il caffè e sono iniziati i tremori. Ero lucido, ma non riuscivo a controllare gli spasmi” ha raccontato il 77enne di Cavidole di Castelnuovo, ricordando cosa è successo il 17 agosto scorso. L’uomo è stato portato d’urgenza al pronto soccorso del Policlinico, ma i medici non riuscivano a capire cosa avesse. In 48 ore è passato dalla Medicina generale alla Terapia Intensiva, è stato intubato e sedato. “Tutto quello che so me lo hanno raccontato in seguito i miei familiari e chi mi ha assistito” ha raccontato alla Gazzetta di Modena. Dopo diverse diagnosi ipotetiche, quella reale è arrivata il 24 agosto, giorno in cui si è scoperto che era affetto da West Nile. Lentamente l’uomo si è ripreso e il 1 settembre ha iniziato a parlare. Il percorso riabilitativo non è stato facile perché il virus gli aveva debilitato il corpo e la muscolatura. Ha avuto anche diverse nuove infezioni.
Il ritorno a casa
“Quel periodo lo ricordo bene. Ho giocato a calcio e calcetto fino a 70 anni, so di avere una muscolatura sana. Dovevo solo risvegliarla da quei mesi di totale immobolismo e in questi casi è la forza d’animo a fare la differenza” ha raccontato Giulio. In quei mesi è stato in diverse strutture, prima all’ospedale di Castelfranco e poi in una struttura privata a Castelvetro. “Qui ho fatto qualche passo in autonomia davanti al personale medico sbigottito. Ma ci tengo a ringraziarli per la competenza e la gentilezza” ha raccontato. L’uomo è tornato a casa il 19 aprile, dopo 245 giorni di ricovero. Il suo percorso di recupero non è ancora finito. “Ho incontrato tante persone competenti in questi mesi. Gli infermieri oberati di lavoro ma sempre disponibili: forse la politica dovrebbe smetterla con i tagli di risorse nella sanità e pagarli un po’ di più. Ricordo con piacere anche la logopedista che seduta dopo seduta ha ‘risvegliato’ il mio cervello che era andato in letargo. Ora ogni giorno a casa cerco di recuperare la forma migliore. E mi piacerebbe tornare a guidare l’auto per essere più libero di muovermi, un po’ come quando usavo la moto” ha aggiunto.