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Federico Carboni, chi era "Mario", il tetraplegico 44enne primo morto per suicidio assistito in Italia

Federico Carboni

Federico Carboni, detto "Mario", ha scelto di dire basta: il 44enne, tetraplegico ormai da 12 anni, è il primo morto per suicidio assistito in Italia

L’associazione Luca Coscioni ha dato l’annuncio poche ore fa: Federico Carboni, detto “Mario, a 12 anni tetraplegico dopo un grave incidente, è morto all’età di 44 anni. L’uomo è il primo cittadino italiano ad accedere all’aiuto al suicidio nel nostro Paese.

Federico Carboni, il primo suicidio assistito in Italia

L’associazione Luca Coscioni ci ha tenuto a dare l’ultimo saluto al suo “Mario” con un lungo post pubblicato sulla pagina di Facebook: “Questa mattina “Mario” ha scelto di morire. E di metterci la “faccia” e il suo vero nome, Federico Carboni.” Nel messaggio vengono ricordati anche i tantissimi sforzi burocratici al termine dei quali, il 44enne di Senigallia è riuscito ad ottenere il suicidio assistito.

Le ultime parole di “Mario”: ha provato a lottare fin quando ha potuto

Poche settimane fa, poco dopo aver comunicato all’associazione la sua scelta, “Mario” ci ha tenuto a lasciare un lungo messaggio con le ultime dichiarazioni da rendere pubbliche una volta ‘premuto il bottone’: Non nego che mi dispiace congedarmi dalla vita. Sarei falso e bugiardo se dicessi il contrario perché la vita è fantastica e ne abbiamo una sola. Ma purtroppo è andata così, e come ho sempre detto, destino o colpa mia non lo so, ma io sono allo stremo sia mentale sia fisico, però pensando a prima dell’incidente, dove ho fatto e avuto tutto dalla vita, anche dopo ho fatto tutto il possibile per riuscire a vivere il meglio possibile e cercare di recuperare il massimo dalla mia disabilità.
Posso dire che da quando a febbraio ho ricevuto l’ultimo parere positivo sul farmaco ci sto pensando più e più volte al giorno se sono sicuro di quanto andrò a fare, perché so che premendo quel bottone sarà un addormentarsi chiudendo gli occhi senza più ritorno, ma pensando ogni giorno, appena sveglio fino alla sera quando mi addormento, come vivo e passo le mie giornate e rimandare cosa mi cambierebbe, niente sarebbe solo rimandare dolori, sofferenze che non avrebbe senso, non ho un minimo di autonomia della vita quotidiana, sono in balìa degli eventi, dipendo dagli altri su tutto, sono come una barca alla deriva nell’oceano. Sono consapevole delle mie condizioni fisiche e delle prospettive future quindi sono totalmente sereno e tranquillo di quanto farò.”