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Festa Unità Catania: scontri, aperture sull'Italicum e pace con il M5S

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Alla Festa Nazionale dell'Unità Renzi ha dato messaggi di distensione con il M5S e di apertura sull'Italicum. Tensione però con i manifestanti. Al termine del discorso del premier Matteo Renzi alla Festa Nazionale dell'Unità a Villa Bellini a Catania si sono verificati alcuni scontri fra manife...

Alla Festa Nazionale dell’Unità Renzi ha dato messaggi di distensione con il M5S e di apertura sull’Italicum. Tensione però con i manifestanti.

Al termine del discorso del premier Matteo Renzi alla Festa Nazionale dell’Unità a Villa Bellini a Catania si sono verificati alcuni scontri fra manifestanti e forze dell’ordine. I primi, in corteo, hanno cercato di superare un posto di blocco. Agli iniziali lanci di sassi e bottiglie hanno fatto seguito dei veri e propri tafferugli con la polizia. E’ stato riferito anche dell’esplosione di una bomba carta. Due le persone fermate, entrambi catanesi di 21 e 24 anni.

“Non attacchiamo la Raggi”, l’appello di Renzi

Dal palco della Festa dell’Unità Renzi ha parlato di diversi argomenti. In primo luogo l’appello a non approfittare della delicata situazione romana per colpire il Movimento 5 Stelle. “Il Pd non è un insieme di correnti che dalla mattina alla sera sui giornali sparano alzo zero contro gli altri e seminando il panico tra i nostri militanti” ha detto Renzi intendendo rimarcare la differenza proprio il M5S, “noi non ci faremo trascinare nella guerra del fango al nostro interno da chi pensa che sia opportuno litigare tra di noi, dimenticando che fuori di qui non ci sono le magnifiche sorti progressive, ma destra e populismi. E se non ce ne rendiamo conto tradiamo il nostro passato e il nostro futuro”.

Poi il chiaro riferimento al sindaco Raggi. “Non attacchiamo Virginia Raggi: rispettiamo il voto dei cittadini di Roma, facciamo vedere che siamo diversi da chi pensa che la politica sia guerra nel fango. Che abbiamo uno stile. Questo non significa abbassare la guardia” ma “noi le istituzioni le rispettiamo sempre, non quando c’è qualcuno dei nostri a governare. Prima del Pd c’è l’Italia”.

De Luca contro Di Maio

Nelle stesse ore, però, si sono registrate le parole del governatore della Campania Vincenzo De Luca che, parlando ai microfoni della salernitana Lira TV, ha attaccato in modo diretto e duro alcuni rappresentanti del M5S, in particolare Luigi Di Maio. “uno che fino a tre anni fa prendeva la paghetta di papà e si andava a fare la pizza e la birra con gli amici. Non ha studiato, ha difficoltà con i congiuntivi, gli regaleremo una grammatica, ha preso 56 voti a Pomigliano quando si è candidato fuori dall’onda emotiva grillina. Mi chiedo: si può mettere l’Italia in mano a uno che non sa distinguere tra una delibera di giunta e una delibera di consiglio?”.

Orfini difende Virginia Raggi

Un segnale di distensione è invece arrivato dal presidente del Pd Matteo Orfini, che su Facebook ha difeso il sindaco Raggi in merito alla polemica sulla sua scorta. “Virginia Raggi è andata a fare la spesa con la scorta. Qualcuno la sta attaccando per questo” ha scritto Orfini, “e allora forse è il caso di chiarire una volta per tutti questa storia”.

“Nessuno decide di avere la scorta” ha precisato Orfini, “ti viene assegnata perché evidentemente c’è un rischio per la tua persona. Da quel momento non sei tu a decidere quando averla. Anzi, la devi avere sempre a fianco. Quando vai a lavoro, negli eventi pubblici, quando vai al cinema, quando vai a fare la spesa. Anche se porti tuo figlio al parco. E vi assicuro che non è affatto divertente né per chi la ha né per la sua famiglia. È una privazione di libertà enorme. Enorme. Ma in alcuni casi purtroppo inevitabile”, “per fortuna il sindaco di Roma ha la scorta, guida la capitale d’Italia e solo per questo è un soggetto a rischio. Ed è giusto che venga protetta. Attaccarla per questo è da imbecilli”.

Apertura sull’Italicum, ma servono proposte. Continua la polemica con D’Alema

Il presidente del Consiglio ha parlato anche della riforma costituzionale, precisando di essere pronto a discutere di legge elettorale (“c’è però bisogno che gli altri facciano proposte, noi facciamo le nostre”). Poi l’attacco a chi “non rappresenta una cultura antagonista, ma è nel solco di chi ha storicamente negato alla sinistra una ragione di esistere. Quelli che contestano e spaccano tutto non hanno in testa il futuro dell’Italia”. Infine la stoccata a Massimo D’Alema, uno dei “leader del passato che vorrebbero fregarci il futuro continuando con le divisioni interne, le risse, le polemiche di tutti i giorni. A loro diciamo che questa è la riforma del Pd, come lo era dell’Ulivo e del Pds”.

Sul tema dell’Italicum si registra comunque lo scontento dell’opposizione. Roberto Speranza (minoranza Pd) ha ribadito il proprio no alla riforma, sottolineando la propria delusione per il discorso del premier a Catania. “Se dovessero arrivare fatti concreti nelle prossime ore capaci di cambiare l’equilibrio riforma costituzionale-legge elettorale sarò ben contento di valutarle” ha dichiarato Speranza (fonte Ansa), “ma ad oggi questa è la mia posizione. Mi sarei aspettato qui a Catania maggiore coraggio e soprattutto un tentativo vero di abbassare i toni della polemica. Purtroppo così non è stato”.

Attacco alla Lega di Matteo Salvini

Attacco diretto anche alla Lega da parte di Renzi, che ha fatto riferimento all’occasione in cui il leader leghista Matteo Salvini ha indossato i colori della Polizia di Stato. “C’è chi strumentalizza il lavoro dei servitori dello Stato, chi si permette di andare in giro con le magliette immaginando di rappresentare lui la polizia ma per sette anni hanno bloccato il contratto di quelle persone e noi lo abbiamo sbloccato e abbiamo riconosciuto con gli ottanta euro che sono servitori dello Stato, non di un partito. Tenetevi le vostre camicie verdi e lasciate le magliette della polizia a chi è degno di portarle”.

Basta ad una Unione Europea fatta di sola burocrazia

Dal palco di Catania Renzi ha voluto toccare anche il tema dell’Unione Europea, invocando uno stop ad “un’Europa di regole, burocrazia, tecnocrazia. Inutile continuare con l’austerity se la gente non arriva a fine mese, inutile continuare con le tesi ardite dei fiscal compact e dei patti di stabilità. Le regole non sono un totem a cui andare a inchinarsi ma devono rendere il Paese e l’Europa diversa: non ne posso più di un’Europa di tecnocrazia e austerity che perde la nuova generazione”.