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Fidanzato la picchia, al processo lei dice: "E' colpa mia"

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Una ragazza di 22 anni picchiata e pugnalata per 40 minuti dal fidanzato durante il processo si dichiara l'unica colpevole.

Una giovane donna di 22 anni, finita in coma farmacologico dopo essere stata picchiata e pugnalata dal fidanzato per 40 minuti, chiede ai giudici di annullare tutte le accuse rivolte contro il ragazzo e di non mandarlo in prigione. Un video però mostra tutta la brutalità dell’aggressione, che non sembra essere provocata solo da un raptus.

La sindrome di Stoccolma

Paul Bashi, un bodybuilder di Macomb County, 35 anni, è stato accusato di tortura e lesioni al fine di commettere un omicidio. L’uomo infatti ha picchiato la fidanzata per ben 40 minuti, aggressione terminata dopo averle inferto alcune pugnalate. L’intera scena è stata ripresa da una telecamera di sorveglianza presente nell’abitazione, ed il video immortala la terribile violenza che ha dovuto subire Kristina Perry. La 22enne è finita per un certo periodo in coma farmacologico. La procedura si è resa necessaria per evitare inutili e ulteriori sofferenze alla ragazza durante il processo di guarigione.

Nonostante questo, durante il processo, la giovane ha dichiarato di essere lei l’unica colpevole. Ai giudici Kristina Perry ha chiesto di annullare le accuse e di scagionare Paul Bashi, affermando convintamente che il pestaggio era colpa sua. La difesa del bodybuilder punta infatti a dimostrare che il 35enne sia stato preso da un raptus causato dalla gelosia. Nel filmato si vede infatti Paul Bashi prendere il cellulare della ragazza e, subito dopo, aggredirla con calci e pugni. Il video però mostra anche come il giovane sia uscito diverse dalla stanza per prendere di volta in volta oggetti, tra cui dei coltelli, per aggredire la fidanzata.

L’uomo è stato fermato, e la 22enne salvata, solo grazie all’intervento dei vicini che si sono spaventati sentendo urla e rumori terribili provenire dall’appartamento. “Purtroppo non è un novità che le vittime per paura o altro si tirino indietro ma per fortuna, per quanto sia orribile, in questo caso abbiamo un video di quanto accaduto e andremo avanti” assicura il procuratore che ha in mano il caso. Può capitare infatti che chi abbia subito maltrattamenti, anche gravi, sia affetto dalla cosiddetta sindrome di Stoccolma.