> > Una vita in fila, i trucchi per non commettere errori

Una vita in fila, i trucchi per non commettere errori

fila

La fila provoca in ognuno di noi forti disagi, uno studioso di Harvard ha deciso di studiarne gli effetti.

Fare la fila è uno dei momenti più seccanti delle nostre giornate. A pensarci bene, infatti, sono moltissime le occasioni in cui ci si trova, pur non volendo, incolonnati dietro ad altre persone ad aspettare.

Che sia alla posta, al supermercato, quando si va al cinema, a teatro o a un concerto, è davvero raro che non ci si fermi, anche se per poco tempo, ad attendere che arrivi il nostro turno.

Ogni giorno in fila

Anche se non proprio quotidianamente, è raro che durante la vita di ognuno di noi non capiti almeno più volte a settimana di dover attendere il proprio turno. È qualcosa che nella maggior parte dei casi mette di cattivo umore, soprattutto quando si ha una certa fretta, o quando c’è qualcuno che tenta di superarci, o non rispetta il proprio turno.

La fila, oggetto di studio

Appurato che la fila è qualcosa che mette tutti d’accordo su quanto possa essere fastidiosa, non stupisce che sia diventata addirittura materia di studio. È successo, ovviamente, negli Stati Uniti, dove un professore della Harvard Business School, ha deciso di analizzarla ed esprimere un parere su quanto possa essere irritante nel quotidiano di ognuno di noi.

Non si tratta, però, di meri pareri campati in aria, ma ci sono a tal proposito dei precisi studi scientifici che, in maniera decisamente utile, suggeriscono il modo migliore per affrontare ogni coda e, ancora più utile, su come uscire vincitori dopo essere rimasti in piedi ad aspettare.

Lo studio è stato condotto dal professor Ryan Buell, docente di Service Management ad Harvard, che ha condotto i suoi studi perche aveva interesse a comprendere se ci fossero alcuni fattori che, più di altri, potevano in qualche modo influenzare la possibilità di abbandono di una coda e, cosa più importante ancora, se ci fossero dei concreti guadagni nel decidere di cambiare o meno fila.

Il suo studio si è concentrato maggiormente sul cosiddetto “last place aversion”, a leggerlo potrebbe sembrare terribile, in realtà sta a significare, volendo provre a tradurlo, come l’avversione all’ultimo posto. Cioè quando ci si sente ultimi in qualcosa, nel caso specifico parliamo della fila, e della sensazione che genera trovarsi in fondo ad aspettare.

La fila, ciò che provoca

Spesso, quindi, questa sensazione è quella che spinge alcuni a fare dei pericolosi paragoni, e a sentirsi ultimi in una fila come ultimi ci si sente nella vita. Ecco allora, che si decide di cambiare fila, magari pensando di cancellare quella sensazione spiacevole sgradevole, per cercare una soluzione a tale sentimento.

Ma questo può portare ad un effetto ancora più controproducente, anche perchè nella maggior parte dei casi si verifica una maggiore perdita di tempo. Nello specifico, infatti, trovarsi ultimi in una fila raddoppia la probabilità di cambiarla, ma con il risultato spesso di allungare i tempi di attesa e peggiorare il proprio umore.

Non è però l’unico effetto! Spesso, infatti, ritrovarsi come gli ultimi in una coda rende fino a quattro volte più probabile l’abbandono della fila stessa. Ciò però non ha molto senso, e genera una serie di comportamenti sbagliati, così come sottolinea lo stesso Ryan Buell nei suoi studi.

Lo studioso, che ha scritto della sua ricerca sul Guardian, definisce tali comportamenti, ed è duro nella sua valutazione, senza senso.

fila

La fila, fastidio e come evitarlo

C’è, dunque, una maniera per rendere una fila, qualsiasi essa sia, meno snervante, noiosa o pesante da gestire e digerire? Sembra incredibile pensare che possa esistere tale maniera, e invece c’è!

O, meglio, ci sono una serie di piccoli trucchi, o meglio accorgimenti, per non soccombere al macigno rappresentato dalla quotidiana noia della fila. Come fare? Sposae la filosofia del professor Ryan Buell , che a questo proposito, e dopo i suoi studi, è arrivato ad una conclusione che tutti dovremme tenere bene a mente: “Il numero delle persone che si trovano dietro di noi non ha nulla a che vedere con il tempo che passeremo aspettando eppure influenza il nostro comportamento.”.