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Filippine, video pedo-pornografici in streaming: i pedofili occidentali pagano per vederli

A rischio

Nelle Filippine è in preoccupante aumento la circolazione di video pedo-pornografici in streaming anche da parte di pedofili occidentali (e italiani), che pagano per vederli.

Choc nelle Filippine, dove la pedofilia è “sbarcata” su streaming. Da qualche tempo è emerso che anche pedofili occidentali pagano per vedere quegli abusi sui bimbi e adesso il turpe fenomeno è addirittura in crescita.

Bambini in difficoltà

Lo ha reso noto International Justice Mission, un’organizzane internazionale che si occupa di proteggere i poveri del mondo, inclusi i bambini che rischiano di cadere nella rete degli orchi. Ci sono pochi controlli sui video su streaming, perciò è urgente che lo sforzo venga intensificato.

Immagine di International Justice Mission

Sono migliaia le segnalazioni che arrivano ogni mese nel Paese asiatico e l’anno scorso la polizia, in collaborazione con quella dei Paesi di provenienza dei pedofili, ha salvato 100 bambini. Le vittime hanno meno di 12 anni – in un caso appena due mesi – e vengono costrette o a subire abusi o a praticare atti sessuali tra loro. I principali fruitori occidentali vengono dal Regno Unito, dal Canada e dagli Stati Uniti. L’ultimo episodio è stato scoperto la settimana scorsa.

L’episodio più recente

Bambino con manina davanti

Nove bambini di età compresa tra i 2 e i 9 anni sono stati salvati dalla polizia filippina a seguito di una segnalazione da parte di quella canadese: un pedofilo del posto era in contatto con una donna delle Filippine che produceva e distribuiva attraverso i social dietro pagamento, filmati pedo-pornografici a pedofili che vivevano all’estero. Questa diceva ai “clienti” che le piccole vittime erano disposte a fare dell’autoerotismo e ad abusare di altri bambini, e che lei stessa avrebbe abusato di loro su richiesta di coloro che commissionavano i filmati, finchè le vittime non avessero pianto di dolore. Ad un clienti la donna arrestata avrebbe promesso di abusare di un bambino di tre mesi, che però non è stato trovato dagli inquirenti. I poliziotti hanno fatto irruzione nella casa dove avvenivano le violenze e ha colto in flagrante la responsabile mentre “trattava” con un cliente al quale aveva promesso di abusare della propria figlia di 8 anni in diretta streaming. Ma ecco i dati di International Justice Mission.

La dichiarazione

Dall’organizzazione fanno sapere: “Il traffico di bambini nel cybersesso è un problema globale: la domanda proviene in gran parte da pedofili occidentali che risiedono nel Regno Unito, in Canada e negli Stati Uniti. Un maggiore accesso globale alla tecnologia e a Internet ha portato alla crescita del fenomeno a un ritmo allarmante. Solo la polizia filippina riceve migliaia di segnalazioni ogni mese”. E purtroppo anche l’Italia è coinvolta.

I dati riguardanti il nostro Paese

Anche qui il materiale pedo-pornografico che circola è in aumento e quindi aumentano le difficoltà di capire chi ci sta dietro. La onlus anti-pedofilia Meter, presieduta da don Fortunato di Noto e collabora con la Polizia Postale per scovare i colpevoli, nel rapporto stilato nel marzo scorso ha sottolineato che tra due milioni di immagini controllate, vi sono migliaia di video di quel genere e le vittime sono sempre più giovani: vanno anche da meno di un anno ai 3. Il materiale viene reso disponibile per 24 ore al massimo, poi viene rimosso da chi l’ha postato, in modo da non lasciare traccia, rendendo più difficile la ricerca del responsabile, tanto più che con sistemi come The Onion Router (TOR) – quello più usato in questi casi – viene protetto dalla crittografia. I numeri dei video circolati, sono davvero impressionanti.