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Filippone ha sedato la figlia prima di lanciarla nel vuoto

fausto filippone

Gli esami tossicologici hanno rilevato una notevole quantità di benzodiazepine nel sangue della bambina.

Fausto Filippone avrebbe sedato, con una sostanza usata nei più diffusi psicofarmaci, la figlia prima di ucciderla. Dopo nove giorni dalla tragedia che ha travolto un’intera famiglia di Chieti, emergono particolari importanti dall’esito dell’autopsia e dagli esami tossicologici richiesti dalla Procura della Repubblica di Chieti. Restano ancora da chiarire le motivazioni dietro al duplice omicidio e al suicidio, per quanto sia difficile in questi casi. L’analisi, predisposta dalla Procura, dei cellulari di Filippone e della moglie potrebbero aiutare in tal senso.

Gli esami tossicologici

Domenica 20 maggio Fausto Filippone, 49 anni, ha ucciso la moglie Marina Angrilli, insegnante 51enne, spingendola da un balcone di un appartamento della coppia (questa è l’ipotesi investigativa); poco dopo, il manager di Chieti ha lanciato la figlia Ludovica, di soli dieci anni, da una cavalcavia. Dopo sette ore di tentata mediazione da parte delle Forze dell’Ordine, l’uomo si butta a sua volta dal viadotto. Il medico legale Christian D’Ovidio ha analizzato il sangue della ragazzina su richiesta della Procura di Chieti. Da quanto risulta dagli esami tossicologici svolti su Ludovica, la bambina è stata sedata dal padre prima di arrivare al viadotto dell’autostrada. Nel corpo della ragazzina sono state trovate infatti grandi quantità di benzodiazepine; la sostanza è inutilizzata in numerosi psicofarmaci e ha proprietà sedative. Il particolare scoperto dagli inquirenti fornirebbe un ulteriore prova riguardo al fatto che il duplice omicidio sia stato premeditato da Filippone.

La droga nell’automobile

L’esito degli esami tossicologici previsti era particolarmente atteso alla luce di quanto riferito dalla stampa nelle scorse ore. Sulla macchina di Filippone, abbandonata in una piazzola dell’autostrada prima di giungere al viadotto, sono state trovati un bicchiere di plastica e una siringa usata. All’interno del bicchiere c’era una sostanza biancastra, di consistenza polverosa; alla luce degli esami, è risultata essere cocaina, circa cinquanta grammi. Il sostituto procuratore di Chieti, Anna Maria Campo, ha predisposto l’analisi dei due referti. L’autopsia effettuata sui corpi di Marina Angrilli e Fausto Filippone però non ha riscontrato la presenza di sostanze stupefacenti. Si apre così un’altra pagina in una questa tragica vicenda. Gli investigatori infatti dovranno comprendere perché il manager di Chieti portasse con sé della droga che non risulta presente nel suo corpo.

Una tragedia premeditata

Il fatto che Fausto Filippone abbia sedato la figlia prima di lanciarla dal cavalcavia è un ulteriore dettaglio che spinge gli inquirenti a considerare premeditati gli omicidi. Un primo indizio è stato riferito nei giorni scorsi. La famiglia Filippone ha affittato il loro appartamento di Chieti Scalo a studenti universitari fuori sede. Il venerdì precedente gli assassinii, il manager ha chiamato uno degli inquilini chiedendo di lasciare aperta la porta finestra che porta al balcone, dove Marina Angrilli sarebbe stata spinta dopo essere salita su una scaletta. Domenica 20 maggio Filippone ha inoltre disdetto un appuntamento, previsto in giornata, con il poligono di tiro che frequentava per ottenere il porto d’armi.