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Uilca: 2,7 milioni di domande di moratoria potrebbero diventare Npl

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Il segretario generale dell'associazione: contrari alla cessione dei crediti deteriorati. Ma intanto arrivano segnali foschi dall'economia (di nuovo)

“Siamo da sempre contrari alla cessione degli Npl, che rischia di mettere in ginocchio le piccole medie imprese, vera base della nostra economia. Questi crediti hanno un valore e prova ne è il fatto che ci siano operatori internazionali interessati a comprarli: svendendo gli Npl, svendiamo l’Italia”. Lo ha scritto in una nota Massimo Masi, segretario generale uscente della Uilca. “Sono contento di leggere, su diversi organi di stampa, che da oggi si unisce a noi in questa battaglia Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco Bpm. Peccato che in passato Castagna abbia proceduto, come altre banche, a cedere gli Npl a società esterne, scorporando persino il personale. Bene il ravvedimento: speriamo che le affermazioni dell’ad di Banco Bpm contribuiscano ad aprire nuovamente un dibattito su Npl e Utp (Unlikely-to-pay), che ha visto in questi anni la Uilca sempre in primo piano e contraria a scorpori e cessioni”. Per la Uilca preoccupano le 2,7 milioni di domande di moratoria sui prestiti concesse dal sistema bancario per circa 294 miliardi di euro, che alla scadenza nei prossimi mesi potrebbero trasformarsi, si spera non tutti, in Npl. La riduzione o l’azzeramento dei redditi per la chiusura di imprese ed esercizi commerciali, oltre al mancato rinnovo dei contratti di lavoro o al ritardo per la cassa integrazione, non disegnano scenari positivi per il settore del credito. “A pagare sarebbe poi il mondo del lavoro e non possiamo, come Paese, permetterci di aumentare il tasso di disoccupazione”, ha aggiunto Masi.

Auto, in ottobre tornano a calare le immatricolazioni nell’Ue

953.616 immatricolazioni pari a un calo del 7,8% annuo. È il risultato di ottobre per il mercato automobilistico nell’Unione Europea secondo quanto comunicato da Acea, l’associazione dei costruttori europei, che segue il timido segnale positivo di settembre (+3,1%). Nel mese scorso diversi paesi europei sono tornati a imporre restrizioni ai movimenti per combattere una seconda ondata di coronavirus. Ad eccezione dell’Irlanda e della Romania, perdite si registrano in tutti i mercati dell’UE, compresi i quattro principali dove spicca il -21% della Spagna (con 74.228 unità immatricolate) mentre diminuzioni più moderate sono state osservate in Francia (‐9,5%) e Germania (‐3,6%). In Italia, invece, la domanda è rimasta pressoché invariata (‐0,2%) rispetto ai livelli di ottobre 2019. Considerando l’intera Europa occidentale, ovvero l’Ue più Regno Unito, Svizzera, Norvegia, Islanda e Norvegia, il calo di ottobre si ferma al 6,4% con 1.024.582 unità vendute. Sui dieci mesi il dato di ottobre porta il calo nell’Unione Europea al 26,8% una riduzione che l’Acea segnala essere “senza precedenti” con poco più di 8 milioni di autovetture vendute pari a una perdita di oltre 2,9 milioni di unità rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Guardando ai principali mercati dell’UE, da inizio anno la Spagna ha registrato il calo più netto (‐36,8%) seguita da Italia (‐30,9%), Francia (‐26,9%) e Germania (‐23,4%). Sull’intera Europa occidentale il calo sale al 27,4% con 8.77 milioni di auto vendute (un anno fa 12,08 milioni).