> > Lombardia, Fontana: ecco come uscire dalla crisi pandemica

Lombardia, Fontana: ecco come uscire dalla crisi pandemica

fontana

Il governatore della Lombardia scrive al direttore del Corriere della Sera spiegando quali misure siano state messe in campo per traguardare la crisi

“Caro direttore, il Covid ha cambiato il mondo, per come l’avevamo conosciuto fino ad oggi. Ha cambiato il lavoro, le città, la mobilità, la scuola, i modelli economici e sociali, ma soprattutto ha stravolto il nostro modo di vivere. Bisogna però reagire ed immaginare la Lombardia e l’Italia del domani. Quando finiranno le sovvenzioni e le misure che vietano i licenziamenti sarà dura per tutti. Per questo si deve fare tutto il possibile per sostenere lavoratori, imprenditori, professionisti ed aiutarli a superare questa fase drammatica”. È l’incipit della lettera che il governatore lombardo, Attilio Fontana, ha indirizzato al direttore del ‘Corriere della sera’, Luciano Fontana. “In Lombardia abbiamo rastrellato tutte le risorse disponibili per trovare 228 milioni di euro da destinare ai lavoratori autonomi più colpiti e lasciati fuori dai provvedimenti statali. Siamo chiamati a scorgere l’alba dentro l’imbrunire. Vorrei perciò provare a spiegare da dove si può ripartire. 1: occorre mettere mano alla legislazione dei contratti e degli appalti pubblici. Con le regole attuali servono tre anni solo per vedere aggiudicata un’opera. Qualcuno accusa le Regioni pasticcione, ma questa è competenza esclusiva dello Stato. Il ponte di Genova è stato costruito a tempo di record perché si è derogato alle norme. Senza questo intervento ad esempio le opere per le Olimpiadi Invernali del 2026 o i nuovi ospedali già finanziati rischiano di non essere completati”.

Al secondo posto Fontana pone la pubblica amministrazione: “è oppressa da troppe norme. C’è sempre un’interpretazione, un intricato groviglio di leggi, che spinge a fare il meno possibile, per non rischiare nulla. La Pa ha bisogno di regole più semplici, di premiare la responsabilità. Ha bisogno di svecchiarsi: servono statistici, data manager, ingegneri, sociologi, informatici”. Quindi i fondi europei: “sono una risorsa importante. Recovery fund, nuova programmazione comunitaria 2021-2027. La Lombardia ha avanzato al governo proposte per utilizzarli al meglio: governance unitaria dei progetti, ricerca e innovazione diffusa alle Pmi, digitalizzazione della Pa e del sistema produttivo, infrastrutture materiali e immateriali. Ad oggi non conosciamo ancora la proposta del Governo. Le Regioni devono giocare un ruolo da protagonista. Oppure si pensa che 300 o 3.000 tecnici possano fare tutto da soli?”

Quarto punto: “in Lombardia abbiamo deciso di puntare sugli investimenti come volano per l’economia. Abbiamo realizzato un ‘Piano Lombardia’ del valore complessivo di 4 miliardi per un territorio più attrattivo, coeso, connesso e sostenibile. Ad oggi sono già aperti 2.500 cantieri. Provvedimenti rapidi, procedure ridotte e tempi certi: questa è la ricetta giusta”. Poi c’è il capitolo smart working che, rimarca Fontana, “caratterizzerà anche il prossimo futuro che si giocherà sulla capacità di connettere i territori. La Lombardia non è solo Milano. Servono le infrastrutture di rete e gli investimenti per portare ovunque la fibra ottica. Regione Lombardia ha già investito 500 milioni, ma la gestione complessiva è dello Stato”. Sesto aspetto su cui basare la ripartenza è la sanità: “Il ‘disastro lombardo’ della sanità come scrivono tanti commentatori distratti o faziosi. Abbiamo certo incontrato mille difficoltà, ma il sistema ha retto, curando centinaia di migliaia di persone. Ben consapevoli delle criticità, siamo i primi ad aver avviato un percorso per superarle e costruire una sanità territoriale allo stesso livello di quella ospedaliera. Serve un maggiore rapporto con il territorio attraverso i sindaci, ma non siamo disposti a mettere in discussione il principio di libera scelta dell’individuo di farsi curare dove vuole a carico del sistema sanitario. C’è bisogno di assumere medici ed infermieri, invertendo la riduzione della spesa obbligata dallo Stato: ci sarà un motivo se la sanità gestita dalle Regioni nei rating internazionali è più in alto di quella di servizi gestiti dallo Stato. In questi anni il capitale sociale è stato eroso. Dobbiamo investire in cultura e conoscenza, sostenere il terzo settore e costruire un nuovo welfare di comunità. Non è spreco ma spesa buona”.

Infine, il capitale umano: “educazione e formazione dei giovani sono l’investimento per il futuro – scrive il governatore lombardo -. Sospendere le lezioni in presenza è stata una scelta sofferta ma necessaria. Dobbiamo investire sui docenti, sugli strumenti e sui percorsi formativi innovativi per poter rispondere alle nuove esigenze del mondo del lavoro. Un vasto programma potrebbe dire qualcuno, ma necessario per immaginare il futuro delle giovani generazioni. Di fronte alle carenze dello Stato, le Regioni virtuose hanno già dimostrato di poter guidare il rilancio del Paese. Occorre lasciarle più libere e superare l’attuale coacervo del Titolo V per riconoscere loro una vera autonomia. Non per fare ciò che vogliono, ma per poter rendere conto, con chiarezza e responsabilità, delle proprie scelte ed essere premiati o puniti dai cittadini. Questo è ciò che serve”.