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Ex-Ilva: chiesta la confisca della fabbrica

rienzi codacons

La richiesta è stata avanzata dagli avvocati delle vittime dinanzi alla Corte d'Assise di Taranto, dopo sette anni di rinvii e lungaggini

Dopo 7 anni si avvia a conclusione il processo “Ambiente Svenduto”, portato avanti solo grazie ad una attenta e scrupolosa gestione della Corte di Assise di Taranto, tra numerosi e spiacevoli episodi di ostruzionismo giudiziario da parte degli imputati e parti lese decedute nel corso del processo senza ottenere alcuna giustizia.

Il Codacons, che fin dall’inizio è stato presente nel procedimento, ha presentato oggi alla Corte d’Assise una istanza affinché da un lato sia sottoposta a confisca l’intera acciaieria, dall’altro siano sentiti alcuni testimoni essenziali, come il Ministro dell’Ambiente Costa che sta per varare nuova proroga della copertura dei cumuli tossici, decisione che sarebbe micidiale per la popolazione tarantina.

Tra i testimoni citati dal Codacons anche la dott.ssa Annamaria Moschetti (pediatra e Presidente della Commissione Ambiente dell’ordine dei medici di Taranto) allo scopo di fornire la prova che proprio nel latte materno erano presenti le sostanze tossiche emesse dall’acciaieria e, quindi, dare un colpo definitivo alle tesi degli imputati secondo cui tutti, eccetto l’Ilva, hanno inquinato l’aria di Taranto. Basti pensare in tal senso all’assurda tesi dei periti degli imputarti in base alle quali l’inquinamento in città diminuirebbe se il vento soffia in altre direzioni rispetto alle zone più densamente abitate. Peccato che essendo l’acciaieria al centro della città, risulta irrilevante la direzione del vento, come dimostrano le misure d’emergenza adottate nei wind days, a partire dalla chiusura delle scuole.

E’ stato chiesto di sentire anche la mamma del bambino morto tragicamente poche settimane fa, ultima vittima innocente del veleno che copre la città, e si è dovuto prendere atto che la difesa degli imputati ha spesso travalicato nella violazione di norme deontologiche e non perché, nel corso del processo, si sono dette cose non vere al punto che uno dei periti degli imputati che ha parlato per 20 ore (!!) è stato denunciato in procura dal Codacons per i reati di frode processuale, tentata truffa ai danni dei giudici popolari e falsa testimonianza.

Adesso quello che conta è che i giudici popolari, sommersi da migliaia di slide e pagine prodotti dai periti degli imputati, trovino la forza di estrarre dall’intero processo le cose essenziali, ossia: la certezza che l’ex Ilva ha emesso sostanze tossiche; che è causa o concausa dei danni alla vita dei cittadini, dei decessi e delle malattie riconducibili all’inquinamento; la certezza che nonostante la legge, gli accordi, le autoregolamentazioni imponessero di realizzare la bonifica ambientale, questi sono stati deliberatamente violati, dimostrando un dolo nel reato che è gravissimo e che renderà necessario valutare con pesantezza la pena da infliggere ai responsabili, in caso di condanna.

Sulle 3 istanze istruttorie presentate la Corte di assise deciderà alla prossima udienza del 13 gennaio per consentire ad un avvocato della difesa oggi impossibilitato ad essere presente di interloquire sulle istanze.