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Acconciatori-estetiste: dilaga il lavoro nero

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Il mondo delle imprese e del lavoro autonomo ha pagato caro il prezzo della crisi, bruciando circa 125 milioni di euro al giorno

Gli acconciatori e le estetiste della CGIA di Mestre giudicano “incomprensibile” la decisione presa nell’ultimo DPCM di chiudere queste attività nelle “zone rosse”; disposizione che nei provvedimenti di chiusura approvati in passato dal Governo Conte non era prevista.

Altresì, la categoria, che a Mestre conta 250 attività e quasi 900 addetti, guarda con grande apprensione anche alla possibilità che il Governo Draghi introduca nei prossimi giorni la “zona rossa” nei week end, indipendentemente dalla gravità del numero dei contagi presenti in un territorio. Giorni, quelli del fine settimana, che sono rimasti gli unici in cui queste attività lavorano.

“Riteniamo che la decisione di estendere le chiusure in zona rossa a tutte le imprese del settore benessere sia ingiustificata – esordisce Sergio Gnan presidente dei Parrucchieri della CGIA – le attività di acconciatura e di estetica in questi mesi hanno applicato con la massima diligenza le linee guida dettate dalle autorità sanitarie e dal Governo, intensificando le già rigide misure previste dal settore sul piano igienico-sanitario, e si sono riorganizzate per garantire la massima tutela della salute degli imprenditori, dei loro collaboratori e dei clienti. La sospensione delle nostre impresa svolte in sicurezza finirà per innescare l’impennata dell’offerta di prestazioni da parte di operatori abusivi che rappresentano il vero pericolo per la salute dei cittadini, oltre che danneggiare ulteriormente sul piano economico le aziende in regola. Senza considerare che, a fronte di ulteriori misure restrittive, gli imprenditori non possono attualmente contare su alcuna certezza per quanto riguarda gli interventi di ristoro”.

Altresì, la categoria è molto “risentita” anche del fatto che nell’ultimo DPCM è stato chiarito che in “zona arancione” i clienti non possono uscire dal Comune di residenza per recarsi dal proprio acconciatore o estetista di fiducia.

“L’ennesimo assist – conclude Gnan – agli abusivi che, invece, continuano a muoversi liberamente, visto che l’attività di contrasto al fenomeno del lavoro nero è pressoché inesistente”.

Covid, Confesercenti: 12 mesi da incubo per imprese ed autonomi

Il mondo delle imprese e del lavoro autonomo ha pagato caro il prezzo della crisi economica innescata dalla pandemia: anche considerando i ristori, negli ultimi 12 mesi i lavoratori indipendenti – imprenditori e collaboratori, ma anche professionisti e partite IVA – hanno bruciato circa 125 milioni di euro di reddito al giorno, per un calo complessivo di 45 miliardi di euro. Un vero e proprio crollo, indicativo delle difficoltà vissute nell’ultimo anno dalle micro, piccole e medie imprese e dall’impresa diffusa. Così Confesercenti in una nota.

“Ad un anno esatto dal lockdown – afferma la presidente di Confesercenti Patrizia De Luise – l’Italia continua a registrare tristi primati. Anche sul fronte dell’occupazione indipendente: in 12 mesi abbiamo visto sparire 269mila autonomi, record in Europa, licenziati da una crisi che non sembra avere fine. E che certo non è stata compensata dai ristori erogati fino ora, dall’importo medio di poco più di 3mila euro ciascuno”.

“L’annuncio fatto dal ministro Speranza – prosegue De Luise – è un’ottima notizia: l’accelerazione del piano vaccinale, come annunciato, dovrebbe portare tutti gli italiani ad essere vaccinati entro l’estate. Da lì potremo ritornare alla normalità: per le imprese è la cosa più importante. C’è un altro annuncio che ci suggerisce che stiamo andando nella direzione giusta: la semplificazione dei contratti a tempo determinato, fondamentale in questo momento per agganciare al pieno l’attesa ripartenza. Ora attendiamo il decreto Sostegni: è con questo provvedimento, che aspettiamo da quasi tre mesi, che capiremo se finalmente le imprese avranno quelle giuste tutele per tornare ad essere normali”.

“Il governo – conclude la presidente – può e deve imprimere alle politiche di sostegno la svolta che chiediamo da tempo, nel segno dell’equità ma anche evitando dispersione di risorse. L’abbiamo più volte sottolineato: il cashback e la lotteria dello scontrino valgono quasi 5 miliardi. Risorse che potrebbero finanziare una nuova tranche di sostegni per circa 1,5 milioni di imprese. In questi giorni abbiamo predisposto il nostro dossier di un anno di pandemia: numeri che debbono fare riflettere e che vogliamo qui riprendere. Le imprese si aspettano provvedimenti tempestivi e chiari. Dopo un anno, ci auguriamo sia definitivamente tramontata la pandeburocrazia: accompagnamo ora le imprese per rilanciare il Paese, una sfida per tutti noi alla quale vogliamo contribuire”.