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La finanza tecnologica ai tempi della Blockchain, una rivoluzione a livello globale?

Blockchain

La Blockchain cambierà il futuro a livello globale della finanza? Cerchiamo di fare chiarezza su questo punto e sul mondo della finanza in generale.


Sarà la Blockchain che, nel presente come nel futuro, cambierà a livello globale il settore finanziario? La domanda è d’obbligo visto che la Blockchain, che in inglese sta letteralmente per ‘catena di blocchi’, è la tecnologia che sta alla base del funzionamento delle criptovalute a partire dai Bitcoin.

Le principali Autorità internazionali dei mercati, in accordo con quanto è stato riportato dall’Agenzia di Stampa Ansa.it, già da qualche tempo hanno iniziato a studiare ed a monitorare quella che è la cosiddetta finanza tecnologica con le ultime notizie, con gli approfondimenti e con le guide che sono presenti sul sito Osservatoriofinanza.it .

In Italia pure la Banca d’Italia sta monitorando il fenomeno, e lo stesso dicasi anche per il Parlamento italiano visto che dalla metà dello scorso mese di settembre del 2017, presso la commissione Finanze della Camera dei Deputati, è stata avviata un’indagine sulla finanza tecnologica. L’appeal della Blockchain è legato al fatto che è basata sulla condivisione delle risorse informatiche e sull’assenza di un’autorità preposta a monitorare ed a validare le transazioni in quanto la piattaforma è decentralizzata.

Il settore bancario, in particolare, guarda con interesse alla finanza tecnologica che sta alla base delle criptovalute dal lato dei costi in quanto ci sarebbero meno spese per i pagamenti e per i trasferimenti di denaro rispetto alle tecnologie attualmente adottate dagli Istituti di credito. L’interesse ad oggi, pur tuttavia, è solo teorico in quanto la finanza tradizionale vede i Bitcoin non come un’opportunità, ma come uno strumento finanziario opaco, in virtù dell’anonimato che si può mantenere con le transazioni, ed anche rischioso considerando che la volatilità sulle criptovalute è decisamente più alta rispetto a quella dei principali cross valutari, ovverosia delle valute tradizionali.

Non tutte le banche però pensano che gli investimenti sulle criptovalute rappresentino un grande affare. Per molti è solo una moda che ha generato una bolla speculativa, per altri addirittura è praticamente una truffa, una storia destinata a finire male. A pensarla così di recente è stato Jamie Dimon, l’Amministratore delegato di JPMorgan Chase, ma ci sono anche altre figure autorevoli che sulle criptovalute hanno una posizione decisamente più moderata e riflessiva.

E’ il caso di Christine Lagarde, che è il direttore generale del Fmi, e che sulle monete virtuali decentralizzate ha parlato di un fenomeno che non deve essere sottovalutato sebbene il Bitcoin, Ethereum e le altre criptovalute per loro natura non potranno essere in grado di sostituire il dollaro, l’euro, lo yen e la sterlina, ovverosia le principali valute tradizionali. Decisamente più morbida sulle monete virtuali decentralizzate, rispetto al CEO di JPMorgan Chase, è inoltre la posizione di James Gorman che è l’amministratore delegato della Morgan Stanley.

Ebbene, il numero uno della Morgan Stanley, pur ammettendo che il Bitcoin, Ethereum e le altre criptovalute sono molto volatili e speculative, ha anche sottolineato il fatto che trattasi di ‘qualcosa in più di una moda passeggera’. ‘Il concetto di una moneta anonima’ – ha inoltre aggiunto il CEO della Morgan Stanley – ‘è molto interessante per la protezione che offre alla gente e per il messaggio che invia al sistema delle banche centrali’.