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Finmeccanica, Borgogni accusa Scajola: il ministro chiedeva la tangente

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L'11% dell'affare, tanto andava ripartito tra Scajola e i suoi compari. È quanto raccontato ai pm di Napoli Piscitelli e Woodcock da Lorenzo Borgogni, ex responsabile delle Relazioni istituzionali di Finmeccanica. Questi i retroscena delle commesse internazionali di Finmeccanica e Fincantieri. Paro...

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L’11% dell’affare, tanto andava ripartito tra Scajola e i suoi compari. È quanto raccontato ai pm di Napoli Piscitelli e Woodcock da Lorenzo Borgogni, ex responsabile delle Relazioni istituzionali di Finmeccanica. Questi i retroscena delle commesse internazionali di Finmeccanica e Fincantieri. Parole che hanno portato all’arresto di Paolo Pozzessere. Borgogni viene interrogato il 10 novembre scorso sulla trattativa avviata da Fincantieri e Finmeccanica per la fornitura di 11 fregate militari al governo brasiliano.

«Il canale tra l’Italia e il Brasile era rappresentato dall’onorevole Claudio Scajola e dal parlamentare napoletano Massimo Nicolucci e ciò perché Scajola era molto legato al ministro della Difesa brasiliano Jobin. Preciso che, anche se all’epoca Scajola era ministro dello Sviluppo economico il suo dicastero non aveva nulla a che fare con l’affare della fornitura delle fregate. Paolo Pozzessere, che curò i rapporti tra Fincantieri e Finmeccanica, mi disse di aver appreso dal dottor Giuseppe Bono che in cambio delle illustrate agevolazioni era stato pattuito un “ritorno” – che avrebbe dovuto pagare la stessa Fincantieri quale contratto di agenzia – dell’ammontare dell’11 per cento dell’affare complessivo pari per la sola Fincantieri a 2,5 miliardi di euro. Tale cifra di “ritorno” percentuale – secondo quanto riferitomi da Pozzessere – doveva essere parzialmente destinata tra Scajola e Nicolucci da una parte e Jobin dall’altra»

«In una fase immediatamente successiva appresi sia da Pozzessere sia dall’allora amministratore delegato Pierfrancesco Guarguaglini – evidentemente messo a parte da Pozzessere – che era stata chiesta anche a noi di Finmeccanica la stessa percentuale di “ritorno” dell’11 per cento della nostra parte in affari. Al riguardo Guarguaglini mi disse di aver detto a Pozzessere che la percentuale massima di “ritorno” che lui era disposto a pagare era quella del 3 per cento. Come ho detto tale percentuale doveva essere pagata sia da Fincantieri, sia da Finmeccanica tramite la stipula di un contratto di agenzia in Brasile in capo a un agente evidentemente indicato dal ministro Jobin. Non so se Finmeccanica ha già stipulato tale contratto. Credo che Fincantieri l’abbia sicuramente stipulato. Almeno così mi è stato detto».

In un’intercettazione telefonica del 7 luglio tra Silvio Berlusconi e Pozzessere si ascolta:

Berlusconi: Senti sono qui con il nostro professore, il senatore Esteban Caselli che mi porta una lettera del signor James Sesliki che è il chairman della “Iached Limited”, una società che dice di avere la possibilità di una vendita di aerei da trasporto fabbricati da voi per seicento milioni di dollari all’aeronautica militare indonesiana.
Pozzessere: Sì, esiste questa possibilità. È vero. È una cosa complessa…
Berlusconi: Ecco questo signore dice che può organizzare una riunione a Giakarta con il nuovo capo dell’aeronautica indonesiana e un emissario italiano di alto livello… Dice che è veramente fondamentale che questa vendita non contempli alcun elemento di agenti locali perché nel caso contrario è inevitabile che in Indonesia possano nascere degli scandali che pregiudicherebbero il contratto… io sono in grado di garantire la vendita libera da interferenze».

Alcuni mesi dopo, esattamente l’11 novembre scorso, Pozzessere viene ascoltato dai pm circa il contenuto di quella telefonata:

«Dopo qualche giorno mi chiamò il senatore Caselli mi disse che mi avrebbe presentato tale Tsatsiky, che era l’uomo che poteva aiutarci nella trattativa. Caselli fissò quindi un appuntamento con Tsatsiky nel mio ufficio e io convocai anche Giordo, amministratore delegato di Alenia. Caselli però mi richiamò e dette disdetta dicendo che Tsatsiky non gli aveva fornito sufficienti credenziali. Dopo un po’ di tempo un mio collega responsabile di Finmeccanica a Londra, Alberto De Benedictis, mi disse di aver incontrato Tsatsiky il quale gli aveva detto che il senatore Caselli gli aveva chiesto dei soldi per farlo incontrare con me e per avere un mandato di agenzia da Finmeccanica, o meglio da Alenia. La cosa mi lasciò molto perplesso ma non avevo voglia di avvertire dell’accaduto Berlusconi e quindi dissi al “suo uomo” Valter Lavitola di raccontarglielo, dicendogli che ero molto seccato».