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Firenze, pazienti No vax strappano mascherine e tute agli operatori sanitari

no vax strappano mascherine

Il primario di un ospedale fuori Firenze parla della sua esperienza con i No vax: da chi si pente e sceglie il vaccino, fino a quelli "incalliti"

Scene irreali quelle che racconta il primario dell’Ospedale di Ponte a Niccheri, in provincia di Firenze. No vax ricoverati in terapia intensiva si rifiutano di essere intubati e di farsi somministrare il vaccino.

Firenze, sono i No vax ad occupare le terapie intensive

Nonostante una tendenza diffusa ad un aumento dei contagi, i reparti di terapia intensiva non si avvicinano minimamente alla situazione di un anno fa. Nonostante ciò, i ricoveri per Covid ci sono ancora e per oltre il 90% dei casi riguardano No vax.

Il dottor Vittorio Pavoni, primario dell’Ospedale Santa Maria Annunziata di Ponte a Niccheri, spiega che i 4 ricoverati in terapia intensiva sono tutti tra i 50 e i 60 anni, e tutti non vaccinati. Due di questi hanno paura del vaccino, e si tratta forse dei casi più frequenti per cui un soggetto finisce in terapia intensiva.

Firenze, No vax pentiti

Tra i ricoverati No vax, inizialmente molti rimangono fermi sulle proprie convinzioni. C’è chi chiede gli anticorpi monoclonali (una terapia efficace solo ad inizio malattia) o chi il plasma iperimmune (dimostratosi più volte non efficace). Il medico – nonostante capiti frequentemente – rimane esterrefatto da queste richieste:  

«Da medico resto stupefatto. Rifiuti un vaccino che permette al tuo corpo di produrre anticorpi per conto suo, ma accetti, anzi pretendi, anticorpi artificiali o fatti da un’altra persona? Che senso ha?».

Fortunatamente, molti si pentono delle scelte fatte e accettano terapie e vaccino dopo aver provato sulla propria pelle l’esperienza del Covid. È il caso di un paziente che, una volta uscito dall’intubazione, ha ammesso l’errore: «Ho sbagliato, non credevo che fosse così, mi vaccinerò».

Firenze, No vax incalliti anche in terapia intensiva

Esistono anche casi di No vax incalliti, come spiega il Dottor Pavoni. Alcuni anche se versano in condizioni critiche si oppongono: c’è chi dal letto, pur col fiato corto, minaccia di continuo denunce, per una terapia che non vuole, o perché diversa da quanto richiesto. In alcuni reparti Covid ordinari, dove i pazienti stanno meno male e sono ancora più aggressivi, sono successi casi di malati che hanno cercato di tirare via la mascherina ai sanitari o di strappare loro la tuta

Al Santa Maria Annunziata hanno avuto un’idea interessante: invitare i famigliari per mostrare in che condizioni può ridurre una persona il virus, sperando di far leva sulla componente emotiva. E il primario Vittorio Pavoni spiega: «Anche se spesso condividono le posizioni del parente ammalato, il fatto di vederlo nelle condizioni in cui è, li sconvolge. E spesso sono loro a convincerlo a farsi curare».