> > "Il 64% dei pazienti con tumore ai polmoni non smette con il fumo"

"Il 64% dei pazienti con tumore ai polmoni non smette con il fumo"

default featured image 3 1200x900

Parigi, 3 feb. (AdnKronos Salute) - "Ormai conosciamo il peso dello stile di vita sul rischio di sviluppare importanti malattie croniche, dal diabete ai tumori. Ma non è affatto semplice modificare le abitudini delle persone. E questo anche se sono consapevoli del pericolo: basti pensare...

Parigi, 3 feb. (AdnKronos Salute) – "Ormai conosciamo il peso dello stile di vita sul rischio di sviluppare importanti malattie croniche, dal diabete ai tumori. Ma non è affatto semplice modificare le abitudini delle persone. E questo anche se sono consapevoli del pericolo: basti pensare che il 64% dei pazienti con tumore ai polmoni continua a fumare. Ecco perché, da oncologo, sono convinto dell'importanza di un approccio che punti alla riduzione del danno". A spiegarlo all'AdnKronos Salute è il noto oncologo francese David Khayat, past president del French National Cancer Institute, a margine della Conferenza internazionale sulla riduzione del danno nelle malattie non trasmissibili, in corso a Parigi.

"Dobbiamo 'tirare fuori' le persone da comportamenti che sappiamo dannosi per la loro salute, ma questo non è affatto facile – osserva l'esperto – Quando diciamo ai nostri pazienti di mangiare meno grassi e zuccheri, stiamo applicando una riduzione del danno. E ormai abbiamo degli strumenti per ridurre i danni del tabagismo. Esiste la terapia sostitutiva alla nicotina, sotto forma di farmaci, gomme e cerotti, ma gli studi ci dicono che alla lunga ha un piccolo impatto per portare le persone a smettere. Cosa ci dice la ricerca sulle e-cig e i prodotti a tabacco riscaldato? Tre anni di test effettuati dalla Food and Drug Administration" americana "sul tabacco riscaldato ci dicono che si tratta di un prodotto meno pericoloso delle sigarette tradizionali. E' sicuro in termini assoluti? Questo non possiamo dirlo – prosegue – ma di certo è più sicuro delle sigarette. E' dimostrato che si riduce di oltre il 90% l'esposizione a sostanze tossiche. Dunque se per me, da oncologo, il sogno è che sempre più persone smettano di fumare, possiamo dire loro che ora esistono delle opzioni meno dannose rispetto alle sigarette tradizionali".

Un tema, quello della riduzione del danno nel caso del tabagismo, sul quale l'Organizzazione mondiale della sanità si è anche di recente mostrata scettica. "Il punto è che la Fda ci dice se un nuovo device è più sicuro di ciò che esisteva finora, l'Oms punta a dire se è sicuro in termini assoluti. E' una questione di prospettive – insiste Khayat – ma la realtà con cui dobbiamo fare i conti è che aiutare le persone a smettere non è affatto semplice. Oggi abbiamo degli strumenti, si tratta di strumenti nuovi e sono in corso degli studi per comprenderne al meglio gli effetti, anche a lungo termine. Ma quello che sappiamo finora ci porta a dire che si tratta di soluzioni valide per la riduzione del danno".

Quanto al recente allarme 'vaping' in Usa, "i Centers for Disease Control and Prevention americani hanno dimostrato che i seri danni polmonari rilevati in giovani pazienti erano dovuti al fatto di svapare liquidi illegali dal mercato nero, a base di Thc e contenenti una sostanza, la vitamina E acetato, che distrugge i polmoni. Dunque conosciamo il colpevole, e per fortuna questo tipo di mercato nero illegale ancora non ha preso piede in Europa", conclude.