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Coronavirus: Partito radicale, su trattamento dati è emergenza democratica

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Roma, 9 apr. (Adnkronos) - "Dal 31 gennaio data in cui è stato dichiarato lo stato di emergenza e la prima informativa del presidente del Consiglio Conte sono trascorsi 54 giorni e sono stati emanati 131 atti tra decreti-legge, decreti ministeriali, ordinanze e circolari. Fino al 31 lugl...

Roma, 9 apr. (Adnkronos) – "Dal 31 gennaio data in cui è stato dichiarato lo stato di emergenza e la prima informativa del presidente del Consiglio Conte sono trascorsi 54 giorni e sono stati emanati 131 atti tra decreti-legge, decreti ministeriali, ordinanze e circolari. Fino al 31 luglio, fine presunta dell’emergenza, potranno effettuare trattamenti, ivi inclusa la comunicazione tra loro, dei dati personali, una moltitudine di soggetti: lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano e gli Enti locali, il Comitato operativo nazionale della Protezione civile, gli enti pubblici economici e non economici e soggetti privati individuati dal Capo del Dipartimento della Protezione civile, gli uffici del ministero della Salute e dell'Istituto superiore di sanità, le strutture pubbliche e private che operano nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, e altri ancora". Lo denunciano Maurizio Turco e Irene Testa, segretario e tesoriere del Partito radicale.

"La moltitudine e genericità dei soggetti autorizzati a trattare dati personali -proseguono- è lo specchio della confusione che regna e della frammentazione con la quale si governa la pandemia; sono soggetti che addirittura possono omettere l'informativa, nemmeno fosse una inchiesta giudiziaria; e alla fine dell’emergenza ciascun soggetto dovrebbe ricondurre il trattamento dei dati personali all'ambito delle ordinarie competenze e delle regole che disciplinano i trattamenti di dati personali. Viziata com’è dal modo in cui è stata acquisita, quella raccolta e quel trattamento dovrebbe avere un’unica fine: la distruzione dei dati personali ottenuti senza un mandato di alcun giudice. Non sapremo mai chi ha raccolto dati e come li tratterà alla fine del loro utilizzo emergenziale".