> > Recovery, ecco la bozza

Recovery, ecco la bozza

default featured image 3 1200x900

Bruxelles, 20 lug. (AdnKronos) - Nella proposta di compromesso, la 'negobox' come si dice in gergo, sull'Mff 2021-27 e su Next Generation Eu , la Recovery and Resilience Facility, il 'cuore' del piano per la ripresa, viene rafforzata, anche rispetto alla proposta iniziale de...

Bruxelles, 20 lug. (AdnKronos) – Nella proposta di compromesso, la 'negobox' come si dice in gergo, sull'Mff 2021-27 e su Next Generation Eu , la Recovery and Resilience Facility, il 'cuore' del piano per la ripresa, viene rafforzata, anche rispetto alla proposta iniziale della Commissione e a quella di compromesso avanzata da Michel il 10 luglio scorso, passando da un totale di 560 mld a 672,5 mld di euro, dei quali 312,5 mld di trasferimenti (rispetto a 310 mld) e 360 mld di prestiti (rispetto a 250 mld).

L'ammontare totale di Next Generation Eu, come è stato ribattezzato dalla Commissione il Recovery Plan, è di 750 mld di euro, invariato rispetto alla proposta iniziale. Di questi, 360 mld sono prestiti (rispetto a 250 mld iniziali), 390 sono trasferimenti (rispetto a 500). Pertanto, il 48% di Nge è costituito da prestiti, che si restituiscono (ma saranno a tassi molto bassi, perché la Commissione è un emittente con rating tripla A dalla maggior parte delle grandi agenzie), il 52% da trasferimenti, che per definizione non si restituiscono.

Il piano, che interagirà e potenzierà il Quadro Finanziario Pluriennale, è stato rimodulato in modo da concentrare molta forza finanziaria sulla Recovery and Resilience Facility, lo strumento destinato a finanziare i piani nazionali di ripresa e di resilienza, che i Paesi membri dovranno presentare alla Commissione, possibilmente entro l'autunno. Il 70% dei trasferimenti va impegnato negli anni 2021 e 2022; il restante 30% entro la fine del 2023.

Il taglio dei trasferimenti si fa sentire su tutti gli altri programmi di Next Generation Eu: React Eu, destinato a potenziare i fondi di coesione, dai 50 mld della proposta di Michel del 10 luglio a 47,5 mld (React Eu è l'altro programma che stava molto a cuore all'Italia, e viene penalizzato poco).

I tagli penalizzano i fondi Nge destinati a potenziare HorizonEurope, il programma per la ricerca, che passano da 13,5 a 5 mld; InvestEu, erede del piano Juncker, che passa da 30,3 mld a 2,1 mld; dimezzato il rafforzamento allo sviluppo rurale, da 15 a 7,5 mld; il potenziamento del Just Transition Fund passa da 30 a 10 mld; a RescEu, il programma di rafforzamento della risposta alle emergenze passa da 2 mld a 1,9 mld; Ndici, i fondi per il vicinato, lo sviluppo e la cooperazione internazionale, passano da 15,5 mld a 3,5 mld.

Scompare il Solvency Support Instrument, da 26 mld a zero, che era stato pensato per salvare le imprese strategiche in difficoltà a causa della pandemia di Covid-19. Era però un programma comunitario, che non a tutti gli Stati membri andava a genio; qualcuno aveva perplessità sul piano giuridico. Inoltre l'allocazione dei suoi fondi dipendeva dalle necessità e non era prevedibile: essendo per così dire un 'figlio di nessuno', nell'ottica degli Stati nazionali, viene sacrificato. Scompare da Nge anche il programma per la salute, 7,7 mld di euro: nella 'negobox' non figura più.