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Spazio: Inaf-Asi, su Cerere c'era un oceano di acqua salmastra (2)

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(Adnkronos) - I ricercatori hanno concluso che le macchie brillanti, dal latino faculae, sarebbero la prova 'tangibile' che Cerere possedesse un tempo un oceano subsuperficiale globale, un profondo serbatoio di 'salamoia', o acqua salata. "Analizzando il campo gravitazionale...

(Adnkronos) – I ricercatori hanno concluso che le macchie brillanti, dal latino faculae, sarebbero la prova 'tangibile' che Cerere possedesse un tempo un oceano subsuperficiale globale, un profondo serbatoio di 'salamoia', o acqua salata. "Analizzando il campo gravitazionale di Cerere – che, con un diametro di 950 chilometri, è l’oggetto più massiccio della Fascia Principale degli asteroidi del Sistema solare tra Marte e Giove – gli scienziati hanno appreso di più sulla struttura interna del pianeta nano e sono stati anche in grado di misurare il serbatoio di acqua salata, profondo circa 40 chilometri e largo centinaia di chilometri" riferiscono l'Inaf e l'Asi.

La prima autrice dello studio a guida Inaf pubblicato su Nature, Maria Cristina De Sanctis, ricercatrice presso dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali dell’Inaf di Roma nonché principal investigator dello spettrometro italiano, spiega che "i sali che Vir ha identificato sull’area brillante del cratere Occator sono gli stessi presenti anche nei getti di Encelado. Nel caso della luna di Saturno, questi sali si formano nell'oceano sotto la superficie e risalgono attraverso delle fratture fino alla superficie per poi essere emessi nello spazio, costituendo questi getti (plume, in inglese)". "Nel caso di Cerere -continua la scienziata italiana- si ritiene che i sali che Vir ha rilevato in superficie siano una chiara espressione di acqua salata presente sotto la superficie del pianeta nano stesso".

Dalle analisi condotte dal gruppo a guida italiana si evince la presenza di cloruro di sodio idrato (o sale). Questo sale rende l'acqua liquida anche sotto gli zero gradi centigradi, permettendo quindi di mantenere l'acqua fluida in condizioni di temperatura in cui normalmente sarebbe ghiacciata. "Il cloruro di sodio idrato – aggiunge De Sanctis – non è stabile alle condizioni della superficie di Cerere e perde rapidamente la parte idrata. Il fatto di osservare oggi il sale idrato implica che il fluido contenente il sale è arrivato in superficie molto di recente o sta attualmente risalendo esponendosi sulla superficie. Inoltre, non possiamo escludere che siano presenti anche altri composti – altri sali e materiale organico – come nel caso di Encelado".