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M5S e Mes, è ancora scontro: "Volete Draghi a Palazzo Chigi"

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Roma, 3 dic. (Adnkronos) - Alla vigilia dell'assemblea virtuale dei gruppi parlamentari M5S con il capo politico Vito Crimi, è ancora scontro nel Movimento sul tema della riforma del Mes. Finiscono per ribadire il loro secco no alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità. Un...

Roma, 3 dic. (Adnkronos) – Alla vigilia dell'assemblea virtuale dei gruppi parlamentari M5S con il capo politico Vito Crimi, è ancora scontro nel Movimento sul tema della riforma del Mes. Finiscono per ribadire il loro secco no alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità. Una mossa che non è stata perdonata dall'ala governista dei 5 Stelle, a giudicare dagli sfoghi di queste ore nelle chat interne.

"Complimenti alla minoranza che scrive lettere e che vuole Draghi a Palazzo Chigi", l'accusa che, raccontano all'Adnkronos, sarebbe stata rivolta dall'ex sottosegretario Gianluca Vacca nei confronti dei 'dissidenti'. Non è bastato il pressing dello stato maggiore pentastellato sui malpancisti per chiedere il ritiro della firma dal documento della discordia. "Nessuno vuole Draghi premier, ma non vogliamo neanche che si facciano le stesse cose che si farebbero con Draghi a Palazzo Chigi, altrimenti è come se già ci fosse…", la replica.

In queste ore i vertici proveranno a trovare un'intesa con l'ala ribelle in vista del voto sulla risoluzione di maggioranza del 9 dicembre, ma nonostante diversi parlamentari siano già rientrati 'nei ranghi' prendendo le distanze dalla lettera, i più oltranzisti sembrano intenzionati a non mollare: "La battaglia contro questa riforma è una battaglia europeista, per chi vuole che scatole infernali come il Mes vengano smontate e ci siano al suo posto in Europa veri meccanismi di salvataggio e collaborazione reciproca basati su solidarietà e diritti sociali. Andremo fino in fondo perché siamo dalla parte giusta della storia", scrive su Facebook il deputato Francesco Forciniti, uno dei firmatari della missiva, il quale non ci sta a essere etichettato come "dissidente" o "frondista".

Gli fa eco il collega Giovanni Currò: "Il Mes è uno strumento anacronistico" ed "è necessario" che "la prossima risoluzione parlamentare contempli" la "logica del pacchetto", altrimenti "non ha proprio senso parlare di riforma del Mes". I malpancisti, infatti, premono affinché la risoluzione di maggioranza preveda l'inserimento della riforma del Fondo salva-Stati in un pacchetto più ampio, comprensivo dell'Edis (il sistema europeo di assicurazione dei depositi) e del Next Generation Eu, ovvero il Recovery Fund destinato ai Paesi colpiti dall'emergenza Covid.

Non manca poi nel Movimento chi si schiera apertamente per il sì alla riforma del Mes e all'utilizzo del Mes sanitario. "Non voglio ritrovarmi tra coloro che hanno sulla coscienza la responsabilità di avere condannato l'Europa al declino", dice all'Adnkronos il deputato Giorgio Trizzino, medico: "I miei colleghi di partito trascorrano qualche ora in ospedale per constatare personalmente quanto abbiamo bisogno di quei fondi".

Come se non bastassero le tribolazioni sul Mes, da Bruxelles arriva un'altra doccia fredda con l'addio di quattro europarlamentari M5S – Ignazio Corrao, Piernicola Pedicini, Eleonora Evi e Rosa D'Amato -, ormai prossimi a entrare nel gruppo dei Verdi. "Quello che oggi si chiama M5S è un'altra cosa, qualcosa di più simile agli altri partiti e sicuramente qualcosa a cui, da cittadino, non mi sarei avvicinato", scrive Corrao in un lungo j'accuse postato sui social. "I fuoriusciti si dimettano dal Parlamento europeo", la replica del Movimento. (di Antonio Atte)