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Artrite reumatoide, un paziente su 2 si sente escluso da società

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Roma, 11 dic. (Adnkronos Salute) - "L’artrite reumatoide, se non opportunamente trattata, può diventare una malattia che impatta negativamente sulla vita dei pazienti, oltre che essere fortemente invalidante. Per le ripercussioni sulla sfera personale e di relazione, un paziente su...

Roma, 11 dic. (Adnkronos Salute) – "L’artrite reumatoide, se non opportunamente trattata, può diventare una malattia che impatta negativamente sulla vita dei pazienti, oltre che essere fortemente invalidante. Per le ripercussioni sulla sfera personale e di relazione, un paziente su due ritiene addirittura di sentirsi escluso dalla società. C’è quindi un gran bisogno di un corretto percorso diagnostico terapeutico basato su diagnosi precoce e tempestiva, presa in carico e appropriatezza terapeutica, tre asset fondamentali per garantire la remissione dalla malattia che deve essere un obiettivo, non una speranza". Lo ha detto Silvia Tonolo, presidente dell'Associazione nazionale malati reumatici (Anmar), intervenendo all’evento stampa virtuale per la presentazione della campagna di informazione e sensibilizzazione sull’artrite reumatoide “Parla piu’ forte della tua Ar” promossa da AbbVie.

"Sappiamo che remissione non significa guarigione – ha proseguito Tonolo – e che il mantenimento della stessa è subordinato alla continuità terapeutica e all’aderenza alle cure, ma – da pazienti – sappiamo altrettanto bene che, quando i sintomi della patologia non interferiscono con la possibilità di vivere una vita attiva e normale, l’effetto è positivo sia da un punto di vista fisico che psicologico. Ecco perché, insieme al nostro reumatologo dobbiamo prenderci cura ogni giorno di noi stessi. Perché, per dirla con una metafora che mi sta molto a cuore, siamo noi i giardinieri del nostro giardino”.

Dolori in ogni parte del corpo, rigidità, stanchezza, gonfiore a polsi e dita delle mani che si fa sentire di notte e al mattino, sono solo alcune delle facce dell’artrite reumatoide, malattia autoimmune che compare per lo più in persone giovani, tra i 40 e i 60 anni, ancora nel pieno della loro attività sociale, familiare e lavorativa. In Italia ne soffrono 300mila persone, in prevalenza donne (con un rapporto di 3 a 1 sugli uomini). Se non controllata e ben gestita la patologia avanza. Risultato? Compiere gesti quotidiani e banali, come salire le scale, fare i lavori di casa, andare al supermercato, aprire una bottiglia o prendere un barattolo diventa impossibile.

"Spesso si pensa che l’artrite reumatoide sia una patologia esclusiva degli anziani ma non è così. In realtà colpisce persone nel pieno della loro vita – ha ricordato Tonolo – e che a causa della malattia rinunciano a progetti, a una carriera professionale e sono costretti a moltissime assenze sul lavoro. Quindi parlare di diagnosi precoce e di terapia personalizzata o appropriatezza delle cure, sono tutti argomenti che possono far sì che il paziente possa tornare ad avere una migliore qualità di vita, a beneficio del paziente e del sistema sanitario nazionale e regionale”.

Dolore, paura e disagio psicologico sono le parole più utilizzate dai pazienti reumatici. "Per questo motivo dobbiamo parlare ai malati in modo chiaro, dire loro che il nostro obiettivo è la remissione. Una parola che ancora in pochi conoscono. Anmar – ricorda Tonolo – alla fine dello scorso anno ha promosso un questionario sulla remissione. Risultato? Solo il 26% dei pazienti reumatologici, che in Italia sono 5,5 milioni, ha sentito parlare di remissione. Invece, la remissione deve diventare il principale obiettivo per consentire al paziente (e a chi lo sostiene) di tornare ad una vita normale”.