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Coronavirus: l'esperto, 'governo faccia ripartire sistema Paese con piano industriale'

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Roma, 10 mar. (Labitalia) - “Il governo faccia ripartire il sistema paese con un piano industriale investendo sui settori da cavalcare”. A dirlo, in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia, Maurizio Primanni, ceo di Excellence Consulting, società di consulenza dei settor...

Roma, 10 mar. (Labitalia) – “Il governo faccia ripartire il sistema paese con un piano industriale investendo sui settori da cavalcare”. A dirlo, in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia, Maurizio Primanni, ceo di Excellence Consulting, società di consulenza dei settori finanziario e industriale ed esperto del settore. “Dobbiamo renderci conto – afferma Maurizio Primanni – che quello che sta succedendo fa parte della vita e della storia dell’umanità. Le epidemie sono sempre esistite e questa del Covid-19 deve farci sentire meno onnipotenti. I danni ci saranno e pesantissimi, dobbiamo accettarli, come quando si esce da una guerra. E trovare il coraggio e le armi per ripartire. Il danno maggiore è quello che il virus purtroppo sta assestando al nostro brand paese, al marchio made in Italy. Per risollevarsi servirà tempo e persistenza, bisognerà mirare allo sviluppo di un nuovo miracolo italiano”.

“Uscendo da una guerra – sostiene – servirà innanzitutto unità di intenti da parte dei politici, i quali dovranno cogliere questa occasione per fare un grande piano di rilancio del nostro sistema industriale, come non si fa da decenni. L’obiettivo dovrà essere spendere soldi in modo produttivo, scegliendo con grande cura su quali settori puntare, senza necessariamente farsi condizionare solo dall’urgenza del momento di sostenere settori in difficoltà, ma anche valorizzando i settori da cavalcare che usciranno da questa fase con maggiori potenziali di sviluppo”.

“Penso sicuramente al meglio – sottolinea – del manifatturiero, ma anche ad altri settori ad alto potenziale che stanno oggi mostrando il loro valore: ad esempio il farmaceutico, quello dei medical device o dei medicinali biologici, alla logistica, alle consegne a domicilio e al telelavoro, che in questi giorni stanno dando ottima prova di qualità. Le persone, nelle situazioni di emergenza, sanno apprezzare le soluzioni veloci ed efficienti e c’è da attendersi che questa crisi cambi anche il modo di vivere di tanta gente”. “Come già abbiamo saputo fare dopo la seconda guerra – fa notare – la politica dovrà favorire lo sviluppo di una classe imprenditoriale lungimirante, orientata alla crescita, capace di giocare in squadra e fortemente animata a riaffermare il made in Italy in ambito internazionale”.

“Da evitare – suggerisce – è che, chiedendo giustamente una deroga ai vincoli di bilancio all’Unione europea, si compiano scelte esclusivamente finanziarie, fatte di sgravi, incentivi, detrazioni, e non scelte industriali. Faccio un esempio: il settore turistico italiano in Italia ha un grandissimo potenziale ma storicamente è anche caratterizzato da un sistema industriale eccessivamente frammentato rispetto a quello dei paesi concorrenti come Francia e Spagna, avrà bisogno di tempo non necessariamente breve per riprendersi e, dispiace dirlo, ma non avrebbe senso distribuire finanziamenti a pioggia con una logica non di mercato”.

“Ci sarà una grande trasformazione – chiarisce Maurizio Primanni – che riguarderà i rapporti tra tutti i Paesi a livello globale. Il coronavirus amplificherà le tendenze in atto verso lo sviluppo di sistemi economici un po’ più locali, meno globalizzati, con una maggiore protezione e tutela dei confini, consentendo spostamenti di merci e persone sotto un regime maggiormente regolamentato".

"L’auspicio è che in Europa si prenda spunto da quanto di buono c’è stato finora nella politica del multilateralismo economico degli Usa di Donald Trump, non rinunciando tuttavia ai benefici della globalizzazione. In fondo bisogna ricordare che questo virus, come molte delle epidemie degli ultimi decenni, è partito dalla Cina, che non ne subirà il costo indotto agli altri paesi, come l’Italia, quindi se per il futuro presteremo un po’ più di attenzione a tutelare le nostre aziende dalla competizione dei paesi asiatici credo che molti non saranno in disaccordo”, conclude.