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Coronavirus: Faes Milano, didattica a distanza e supporto per genitori docenti e ragazzi

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Milano, 8 apr. (Labitalia) - Garantire la continuità didattica a distanza è certamente importante, ma non basta: la scuola deve anche fornire aiuto alle famiglie, supporto psicologico agli studenti e anche ai docenti, regole di comportamento e linee guida. Occorre tenere vivi i legami ...

Milano, 8 apr. (Labitalia) – Garantire la continuità didattica a distanza è certamente importante, ma non basta: la scuola deve anche fornire aiuto alle famiglie, supporto psicologico agli studenti e anche ai docenti, regole di comportamento e linee guida. Occorre tenere vivi i legami sociali, tanto più che la chiusura degli istituti sembra destinata a protrarsi ben oltre il previsto. Ne sono convinti alle scuole Faes di Milano, una realtà di oltre 1.100 studenti dal nido ai licei che deve il suo nome proprio allo stretto rapporto tra scuola e famiglia. Senza mai perdere di vista gli aiuti pratici, come inizialmente procurare un pc a chi non l’aveva o non ne aveva a sufficienza (un solo computer per genitori in smart working e più fratelli in smart learning), e le responsabilità educative, come spiegare ai ragazzi perché è importante attenersi alle regole, dalla rinuncia a uscire alla disciplina nell’uso dei dispositivi elettronici e nell’organizzazione della giornata, un altro degli importanti obiettivi di questi giorni difficili è fornire supporto morale e psicologico a ragazzi e genitori.

E anche ai docenti, contattati uno per uno fin dall’inizio dell’epidemia per capire come aiutarli a gestire l’emotività in una situazione lavorativa completamente stravolta, che spesso si sovrappone a quella familiare. Semplificare è la parola d’ordine, e rasserenare: non voler fare bene tutto e subito, individuare obiettivi realistici e trovare il modo più facile per raggiungerli, capire cosa serve davvero, come si può essere utili agli altri, condividere e partecipare.

“Noi di Faes – spiega Barbara Morelli, preside del liceo di Scienze umane e tra i responsabili del servizio di tutoria, di cui cura anche la formazione grazie a un master in coaching – abbiamo un’arma in più, i tutor, che sono uno degli assi portanti del nostro metodo didattico. Ogni studente ha un docente di riferimento che lo segue e lo aiuta a individuare punti di forza e di debolezza, attitudini, aspirazioni e a capire come raggiungere i propri obiettivi formativi”. Oggi queste chiamate individuali in videochat servono anche per mantenere contatti regolari con i ragazzi e con le loro famiglie, far sentire loro che non sono soli, che possono contare su una rete di appoggio.

“Qui a Milano infatti la situazione è oggettivamente dura – continua Morelli – anche nella nostra comunità ci sono genitori contagiati, nonni ricoverati o addirittura deceduti e seppelliti senza che si sia potuto dare loro l’ultimo saluto. Per bambini e ragazzi tutto questo è terribile, sono figure di riferimento importanti. Bisogna esserci, parlare, scrivere. E anche quando i casi non sono così gravi, si respira comunque preoccupazione e timore: i nonni che non siano conviventi non si possono vedere né abbracciare, al massimo si possono lasciare generi di confronto sul pianerottolo”.

Nelle videochiamate con i tutor i ragazzi non parlano solo di come affrontano lo studio, ma della loro giornata, delle chat con gli amici, del pranzo con i genitori, della convivenza con i fratelli, della possibilità o meno di prendere un po’ d’aria o fare esercizi fisici in balcone, del loro contributo alla gestione della casa. Le ragazze sembrano reggere meglio lo stress e si dedicano ad attività creative varie, dalla lettura alla musica, alla pittura, mentre i ragazzi sono più insofferenti, sentono maggiormente la mancanza dello sport e dell’attività fisica, i videogiochi e le serie tv non bastano più.

Fornire consigli su come migliorare la vita e il clima familiare, coinvolgendo anche i genitori, è un servizio essenziale dopo tanti giorni di clausura e la prospettiva che non finiscano a breve. Non a caso le scuole Faes stanno anche postando sui loro social e sul sito contributi video di pediatri ed esperti, tra cui i docenti laureati in psicologia, che propongono suggerimenti e strategie, così come di famiglie numerose che raccontano, anche in modo spiritoso, le loro tecniche di sopravvivenza. Per non parlare delle ansie legate al rientro o meno a scuola, alla maturità che ancora non si sa come e quando si sosterrà, alle insufficienze da recuperare. Tutte incertezze che destabilizzano gli studenti e rischiano di demotivarli.

“Noi abbiamo cercato di dare il più possibile un senso di normalità alle lezioni a distanza – spiega ancora la preside – con un orario fisso dei collegamenti, anche se ovviamente fare didattica online richiede metodologie differenti e quindi non può esserci perfetta sovrapposizione con il ‘prima’. La nostra scuola ha da sempre grande dimestichezza con il digitale (il coding, cioè la programmazione, viene insegnato dalla seconda elementare e le abilità tecnico-informatiche sono promosse a tutti i livelli di istruzione, come il bilinguismo), dunque abbiamo trasferito online le verifiche, le interrogazioni, le materie di potenziamento, i progetti: per l’alternanza scuola-lavoro una classe del liceo ha registrato video motivazionali per i più piccoli”.

Per i più piccoli il coinvolgimento delle famiglie è ancora più importante “Senza il supporto dei genitori gli insegnanti non possono affrontare per lungo tempo, come si profila, la sfida della didattica a distanza, specialmente per quanto riguarda bambini e ragazzini della scuola primaria e secondaria di primo grado che non sono autonomi nell’uso di strumenti tecnologici – conferma Sam Guinea, responsabile del progetto Coding di scuole Faes Milano – è stato necessario che mamma o papà, pur oberati da cambi di abitudini e di orari, smark working, gestione dei figli a casa, ritagliassero un po’ di tempo per aiutarci nel coordinamento delle attività da remoto”.

“Abbiamo lavorato a lungo – spiega Guinea – per mettere a punto un sistema efficace per la fascia 6-14 anni: registriamo video di 10-15 minuti sui vari argomenti e alleghiamo una comunicazione ai genitori che spiega quando è necessario il loro intervento (un altro video da scaricare, una ricerca da fare via internet), così che possano organizzarsi”. “Naturalmente – sottolinea – lasciamo del tempo, perché non sappiamo quando lo studente vedrà la consegna, magari durante il giorno sta con i nonni che non sanno usare il pc, oppure il computer serve ad altri, né quando il genitore potrà aiutarlo. Solo successivamente affrontiamo l’argomento online, in piccoli gruppi alla volta o tutti insieme, sempre in base alla disponibilità a collegarsi dichiarata dai genitori, e procediamo con le valutazioni, che sono necessarie. Organizziamo anche momenti conviviali a distanza, come la ‘merenda col maestro’, per tenere vivo l’aspetto relazionale”.