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Smart working? Mai più senza ma con amici e famiglia vicini

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Milano, 21 lug. (Labitalia) - Anche se un po’ forzoso, il ricorso allo smart working, o meglio al lavoro da casa, in questi mesi ha cambiato in maniera così sostanziale le modalità lavorative, da desiderare di non tornare indietro su alcune prassi adottate. E' quanto emerge ...

Milano, 21 lug. (Labitalia) – Anche se un po’ forzoso, il ricorso allo smart working, o meglio al lavoro da casa, in questi mesi ha cambiato in maniera così sostanziale le modalità lavorative, da desiderare di non tornare indietro su alcune prassi adottate. E' quanto emerge dalla Instant survey lockdown – abitudini e comportamenti acquisiti durante Covid-19 realizzata da Cegos Italia, parte del Gruppo Cegos e tra i principali player nel learning & development. Condotta durante il mese di maggio, ha coinvolto 250 rispondenti per capire l’impatto di questo periodo sulle vite e sul lavoro delle persone. Tra i comportamenti che non si vorrebbero abbandonare una volta ritornati alla 'vita normale', la vicinanza ai propri familiari, unita ad una maggior attenzione alle relazioni amicali, ovvero il fattore umano, sono considerati imprescindibili dal 41% dei rispondenti. Al contempo il 22% degli intervistati ha mostrato un interesse più marcato per il digitale, tanto da volerlo utilizzare in futuro non solo per motivi professionali, ma anche per fini personali.

A riprova della centralità dell’uomo, in 6 casi su 10, stando lontani dall’ufficio, si è sentita maggiormente la mancanza della socializzazione quotidiana con i colleghi (31%) insieme alla facilità di confronto che si ha dialogando di persona (29%). Per un quinto degli intervistati, inoltre, azzerandosi i confini tra ufficio e abitazione, il lavoro da casa ha comportato la perdita degli spazi personali. “Il fattore umano – commenta Emanuele Castellani, ceo Cegos Italy & Cegos Apac – la sua presenza o mancanza, è ciò che ha inciso maggiormente e dal quale non si potrà prescindere in un nuovo equilibrio vita-lavoro da ritrovare e impostare. I comportamenti delle persone, però, fanno sempre la differenza e in questo caso realmente eccezionale come la pandemia, la reazione è risultata piuttosto pronta e all’insegna di grande responsabilità, aspetti da valorizzare e su cui far leva anche per il futuro”.

Il lavoro da remoto ha, infatti, messo alla prova sia responsabili che collaboratori, entrambi al vaglio della survey. Per più della metà degli intervistati i capi si sono dimostrati all’altezza della situazione: il 32% ha notato una maggiore fiducia in loro e il 24% ha apprezzato la vicinanza emotiva dimostrata in questo momento complesso. Solamente il 13% del campione ha segnalato la tendenza ad un controllo ossessivo dei compiti svolti. Anche ai collaboratori sono stati attributi molti meriti: oltre il 25% ha saputo mantenere il focus su obiettivi e risultati, dimostrando perdipiù un buon livello di autonomia, creatività e slancio, disponibilità al confronto con i colleghi e i propri superiori e inclinazione a rispettare indicazioni, tempi e processi di lavoro (tutte voci al 16%). Agilità e adattabilità (38%), in particolare, sono risultate le soft skill più utili nel periodo di lockdown, a seguire, un’organizzazione efficiente del lavoro (16%) e la remote collaboration (12%).

Considerando, infine, i fattori determinanti per lo smart working, preponderante risulta essere la strumentazione adeguata e un ambiente domestico adattato allo svolgimento del lavoro (43%). Per più di un quinto dei rispondenti fondamentale è, invece, strutturare il proprio lavoro secondo obiettivi precisi e mirati, mentre per il 18% incide un rapporto con il proprio capo o collaboratore basato sulla fiducia.

“Le soft skill – prosegue Castellani -sono state determinanti per la business continuity e lo saranno ancora di più a supporto delle sfide di business che attendono le organizzazioni. Consapevoli di questo e dell’importanza di potenziarle, anche noi attraverso nuove modalità abbiamo cercato di contribuire a fornire conoscenze e strumenti utili e continueremo a investire anche nei prossimi mesi nello sviluppo delle migliori soluzioni formative per sostenere performance e competitività di singoli e aziende in una nuova realtà trasformata”.

Da segnalare che Cegos durante il periodo marzo-giugno, attraverso il programma Let’s Go Digital ha sviluppato una serie di eventi gratuiti per diffondere conoscenze e contenuti di rilevanza. Si è trattato di: 5 webinar su Crisis communication, Remote collaboration, Smart & agile working, Remote management e digital learning, 5 moduli e-learning accessibili gratuitamente, tre cicli di eventi online, di cui due internazionali, per un totale di 10 webinar, tenuti da consulenti, manager esperti e keynote speaker che hanno raccolto l’interesse globale di quasi 900 partecipanti. Accanto a tutto ciò, nello stesso periodo sono state erogate 750 virtual classroom e altri 15 webinar tematici.