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Fase 3: Omar Campise (Palatò), 'aumento disoccupazione in settori più colpiti da crisi'

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Roma, 1 ott. (Labitalia) - "Al termine delle misure di contenimento adottate dal governo per scongiurare fallimenti e chiusure aziendali che prevedono, su tutte il blocco dei licenziamenti, sarà inevitabile un aumento consistente della disoccupazione, in particolare nei settori più...

Roma, 1 ott. (Labitalia) – "Al termine delle misure di contenimento adottate dal governo per scongiurare fallimenti e chiusure aziendali che prevedono, su tutte il blocco dei licenziamenti, sarà inevitabile un aumento consistente della disoccupazione, in particolare nei settori più colpiti dalla crisi". Lo dice all’Adnkronos/Labitalia Omar Campise, founder e ceo di Palatò startup food-tech e manager con esperienze hr e autore del libro 'Oltre la crisi'.

"Serve – precisa – un patto tra pubblico e privato per fermare l’ondata di licenziamenti in arrivo e puntare su formazione e digitale. Su tutti, il retail e la moda che mostrano percentuali a due cifre di calo di fatturato, la ristorazione ed il turismo che sono state travolte dalle misure di distanziamento e secondo le proiezioni di Confindustria di questi gironi si prevedono dai 600.000 al milione di licenziamenti nel 2021".

"Questa ondata – avverte – non sarà solo uno tsunami ma sarà un cambio di prospettiva per diverse categorie di lavoratori: saranno penalizzate le attività work-intensive come quelle dei camerieri, commessi, operai e saranno richieste professionalità tecniche e digitali maggiori ad oggi scoperte per numerose funzioni come il data analyst, scientist, il digital media professional. E’ come se in 6 mesi si fosse accelerata una tendenza latente di dieci anni: il passaggio al digitale ha aperto una strada nuova e richiede attività di lavoro sempre più data-driven".

Ma come sarà possibile convertire migliaia di professionalità alle nuove mansioni richieste nel dopo-covid? Per Omar Campise "Lo Stato non è assolutamente in grado di formare e trasformare le professionalità di persone che per anni sono rimaste ferme e scevre di strumenti digitali. Pensiamo alla scuola che non ha cambiato di una virgola il proprio modo di operare".

"Un rimedio – sottolinea – per creare quel ricambio di competenze necessario nel nuovo corso è quello di fare sistema tra pubblico e privato attraverso gradi hub di training che possano 'riconvertire' alle nuove professionalità".

"Lo Stato – auspica – dovrebbe finanziare attraverso i fondi europei, il recovery fund ed i fondi interprofessionali, i percorsi formativi per essere erogati da strutture private, come le academy aziendali, acceleratori di impresa, enti di formazione professionale, università, business school e scuole private e per creare bacini di competenze stem (science, technology, engeneering, matematics) che possano coprire il vuoto che esiste ed ammortizzare il licenziamenti in arrivo".