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Fiere: All around work chiude con grande successo

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Milano, 9 ott. (Labitalia) - Si è chiusa con successo e soddisfazione degli operatori la prima edizione di All around work, la manifestazione milanese dedicata all’evoluzione degli ambienti e delle modalità di lavoro ospitata dal 6 all’8 ottobre nell’innovativo spazio...

Milano, 9 ott. (Labitalia) – Si è chiusa con successo e soddisfazione degli operatori la prima edizione di All around work, la manifestazione milanese dedicata all’evoluzione degli ambienti e delle modalità di lavoro ospitata dal 6 all’8 ottobre nell’innovativo spazio Megawatt court, nel distretto Around Richard. La tre giorni, organizzata da Event factory, divisione del gruppo BolognaFiere, ha visto la partecipazione di più di 2.000 visitatori tra studi di architettura e progettazione, aziende di arredamento, general contractor, system integrator, studi di ingegneria e giornalisti provenienti da tutta Italia, la presenza di oltre 50 espositori e l’intervento di 55 relatori che si sono alternati nel ricco palinsesto di incontri che hanno animato la manifestazione e creato momenti di discussione e condivisione di temi legati alla trasformazione degli spazi e delle modalità di lavoro. Dalle sei tavole rotonde è emerso il profilo della trasformazione. Non torneremo a lavorare nello stesso modo, utilizzando gli stessi spazi. Ma si stanno aprendo grandi possibilità per chi saprà proporre servizi, anche di progettazione, sistemi e prodotti per utilizzare in modo nuovo i metri quadrati di chi tornerà in ufficio occupandoli in modo differente.

Rimarranno portanti i luoghi di condivisione della conoscenza e delle esperienze – sale comuni, lounge – vero motore dello sviluppo delle organizzazioni e abilitanti per le nuove generazioni che riconoscono nei luoghi del lavoro un elemento imprescindibile di identificazione con la società alla quale appartengono e con i suoi valori. Non meno significativi i luoghi che al lavoro ci permettono di rilassarci e di condividere la socialità anche con la nostra rete professionale, consentendoci di mantenere il corretto distanziamento fisico. Si lavora molto, in mobilità, ma sempre meno alla scrivania. Sempre più importanti gli spazi di relazione con l’esterno (coperture verdi, roof top, aree comuni outdoor) che consentono un rapporto diretto con la città.

Proprio la centralità, la densità urbana, si riconfermano un valore ineludibile per i lavoratori che si spostano per raggiungere l’ufficio; ora mediata da una nuova idea di commuting che privilegia la mobilità lenta e i servizi di prossimità. Quindi, dopo mesi di home working, spesso poco smart, vi è una evidente volontà di tornare al lavoro con una nuova flessibilità e personalizzazione, anche degli spazi, legate a una nuova organizzazione delle aziende e a profili contrattuali che dovranno accogliere le più recenti istanze dei lavoratori.

Questo non significa che non stiamo riorganizzando le nostre case per poter lavorare al meglio in ambiente domestico, ripensando gli spazi e acquistando nuovi arredi, e questo sta consentendo alle aziende dell’office forniture di fare proposte a un mercato nuovo di consumatori. Anche gli sviluppatori immobiliari dovranno fare i conti con nuove tipologie che dovranno prevedere spazi collettivi di lavoro anche negli edifici residenziali, negli spazi della gdo o commerciali, in outdoor e nei luoghi deputati al divertimento e allo sport.

Ma il desiderio è quello di tornare a lavorare in spazi collaborativi e inclusivi, flessibili e adeguati anche dal punto di vista del comfort, dove rappresentare al meglio il nostro mondo di relazioni e competenze. Con uno svantaggio verso i building di proprietà e, invece, molti elementi di appeal da parte di società che mettono a disposizione flexible office e spazi co-working.

L’ evidente crescita della conoscenza dei mezzi digitali, delle piattaforme e applicazioni che ci consentono di lavorare in mobilità e garantendo la sicurezza dei dati, ci ha reso consapevoli di quale sia la distinzione tra il lavoro da casa e il lavoro smart, in mobilità. Non siamo disposti a rinunciare al nuovo traguardo, ma si sta lavorando per rendere sempre meno invasivo e sempre più virtuoso il legame tra l’ecosistema degli spazi fisici e quello degli spazi digitali, in un perfetto bilanciamento phygital.