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Covid Italia: Anicav, anche con lockdown pelati e sughi non mancheranno in supermercati

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Roma, 3 nov. (Labitalia) - "Come ha dichiarato anche la ministra Bellanova, non c’è alcuna necessità di 'prendere d’assalto' i supermercati. Le nostre aziende sono assolutamente in grado di garantire, come nei mesi passati, i rifornimenti degli scaffali in te...

Roma, 3 nov. (Labitalia) – "Come ha dichiarato anche la ministra Bellanova, non c’è alcuna necessità di 'prendere d’assalto' i supermercati. Le nostre aziende sono assolutamente in grado di garantire, come nei mesi passati, i rifornimenti degli scaffali in tempi rapidi senza alcun rischio per il consumatore di trovarsi a corto di derivati del pomodoro". Così Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav, l'associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali, intervistato da Adnkronos/Labitalia, rassicura sui rifornimenti di prodotti derivati da pomodoro nei supermercati nel caso di lockdown mirati per fronteggiare l'emergenza coronavirus.

Un settore, quello dei derivati del pomodoro, centrale nell'agroalimentare italiano. E con numeri importanti. "L’industria italiana del pomodoro, specializzata nella produzione di derivati destinati al consumatore finale, è uno dei punti di forza -spiega De Angelis- dell’agroalimentare italiano con un fatturato di 3,5 miliardi di euro (oltre il 75% prodotto dalle aziende associate all’Anicav), di cui oltre 1,8 miliardi derivanti dall’export, cui bisogna aggiungere un fatturato quasi pari derivante dall’indotto. Il settore conserviero impiega circa 10.000 lavoratori fissi e 25.000 lavoratori stagionali, oltre alla manodopera impiegata nell’indotto".

E Anicav, con oltre 100 aziende associate, aderisce a Confindustria, ed è la più grande associazione di rappresentanza delle imprese di trasformazione di pomodoro al mondo per numero di imprese associate e quantità di prodotto trasformato.

Un settore quello rappresentato da Anicav che ha risentito in modo differenziato dell'emergenza coronavirus. Secondo De Angelis, infatti, "il canale Horeca (bar, ristoranti, alberghi), che assorbe circa 1/3 della produzione di derivati del pomodoro, nei mesi di emergenza sanitaria ha registrato un crollo netto delle vendite legato alla chiusura dei canali di consumo fuoricasa, sia in Italia che sui mercati esteri. E gli effetti negativi continuano ancora oggi anche tenendo conto dell’attuale evoluzione epidemiologica e normativa", sottolinea.

Boom di vendite, invece, nel retail. "Il nostro comparto, nel rispetto di tutte le norme di sicurezza e dei protocolli sottoscritti tra Confindustria e sindacati per la tutela degli operatori del settore e grazie a tutti i nostri collaboratori, anche nel periodo del lockdown non si è mai fermato -sottolinea De Angelis- perché ritenuto strategico e chiamato a garantire le forniture di beni essenziali in Italia e all’estero. La domanda di pomodoro trasformato – pelati, polpe, passate e sughi pronti – nel comparto retail ha registrato, sia in Italia che sui mercati internazionali, un’accelerazione".

Secondo De Angelis, "abbiamo assistito al cosiddetto effetto ‘stock’ dallo scaffale alle dispense che ha portato il consumatore ad acquistare più quantità di prodotto e la gdo a rifornire velocemente gli scaffali vuoti. In entrambi i casi si tratta, comunque, di una situazione straordinaria, legata all’evento pandemico, che non può essere in alcun modo considerata strutturale", sottolinea ancora.

E per quanto riguarda la campagna di pomodoro da industria per il 2020 De Angelis spiega che "è stata una campagna complicata per diversi fattori. Si è registrato un calo delle rese industriali dovuto alla necessità di utilizzare maggiori quantità di pomodoro fresco per garantire gli elevati standard qualitativi di passate, pelati, polpe e pomodorini, cui è corrisposto, in particolare nel Bacino Centro Sud una significativa riduzione delle rese agricole nell’areale foggiano che rappresenta la maggiore zona di approvvigionamento per l’intero bacino".

"A questo bisogna aggiungere la non semplice gestione dell’organizzazione del lavoro e della sicurezza dei nostri dipendenti legata alla pandemia e un prezzo della materia prima, che resta il più alto al mondo, che, soprattutto al Centro Sud, ha avuto un importante incremento rispetto a quanto pagato nel 2019", conclude.