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Violenza su donne: Servidori, 'occupazione femminile 18 punti percentuali sotto a maschile'

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Roma, 24 nov. (Labitalia) - "Il 25 novembre ci aspetta una giornata ormai segnata da convegni, panchine e scarpe rosse, editoriali sulle maggiori e minori testate giornalistiche" ma "la violenza della discriminazione sul lavoro che non si limita più alla sola disgustosa molesti...

Roma, 24 nov. (Labitalia) – "Il 25 novembre ci aspetta una giornata ormai segnata da convegni, panchine e scarpe rosse, editoriali sulle maggiori e minori testate giornalistiche" ma "la violenza della discriminazione sul lavoro che non si limita più alla sola disgustosa molestia ma arriva al licenziamento in questo anno segnato dalla pandemia è tragica. Le scuole chiuse, la flessibilità irrigidita sia dalla presenza sul luogo di lavoro, sia in un smart working non solo spesso coatto e senza soluzione di continuità e dunque senza il diritto effettivo alla disconnessione, e poi il mancato rinnovo del contratto in scadenza per non incorrere nel licenziamento impedito dal decreto anti covid". Così Alessandra Servidori, docente all'Università di Modena e Reggio Emilia e a lungo consigliera nazionale di Parità, sottolinea un aspetto della violenza sulle donne: quello che le esclude dal lavoro.

"Occorrerebbe urgentemente estirpare l’ostinazione culturale e concreta che rende ancora barbaramente accettabile la violenza contro le donne che la tengono ancora sommersa : disimpegno che ha reso durissima la vita delle donne italiane investite dalla recessione economica aggravata da pandemia. Tutti gli indicatori ci dimostrano che le italiane sono fortemente ancora di più discriminate. Il tasso di occupazione delle donne è di 18 punti percentuali più basso di quello degli uomini, il lavoro part time riguarda il 73,2% le donne ed è involontario nel 60,4% dei casi", aggiunge.

"I redditi complessivi guadagnati dalle donne sul mercato del lavoro sono in media del 25% inferiori rispetto a quelli degli uomini. Il 65% delle donne fra i 25 e i 49, con figli piccoli fino ai 5 anni, non sono disponibili a lavorare per motivi legati alla maternità e al lavoro di cura anche di anziani e non autosufficienti. L’Italia resta l’ultimo tra i 27 Paesi europei nel sanare i divari di genere nel mondo del lavoro, dove il reddito medio delle donne è il 59,6% di quello degli uomini a livello complessivo. Non è peraltro solo un problema di donne di cui ci occupiamo , ma della forza di uno Stato attento a un futuro sostenibile che punta al suo avvenire e ad un rispetto reciproco tra le nuove generazioni", spiega Servidori.