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Conforti (Livolsi & partners): "Draghi aiuti a fare joint venture all’estero"

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Milano, 9 mar. (Labitalia) - "Draghi aiuti le nostre aziende a realizzare joint venture all’estero". A dirlo, in un'intervista all'Adnkronos/Labitalia, Alberto Conforti, managing director e responsabile del dipartimento internazionalizzazione della Livolsi & partners, c...

Milano, 9 mar. (Labitalia) – "Draghi aiuti le nostre aziende a realizzare joint venture all’estero". A dirlo, in un'intervista all'Adnkronos/Labitalia, Alberto Conforti, managing director e responsabile del dipartimento internazionalizzazione della Livolsi & partners, che è rappresentante esclusivo in Italia della zona economica speciale (zes) di Stupino, vicino a Mosca, e in Cina dell’Associazione degli industriali della regione di Zhejiang e del parco industriale sino-italiano di Deqing, comune del capoluogo Hangzhou.

"Le nostre eccellenze produttive – afferma – negli ultimi anni sono diventate consapevoli dell’importanza di trovare partner all’estero per produrre e commercializzare i loro prodotti in loco. Tale tendenza è stata frenata nel 2020 dalla pandemia di Covid-19, con l’export complessivo nazionale che ha toccato l’anno scorso il -12%. Tuttavia, assistiamo a segnali di ripresa. Ad andare all’estero sono le aziende di più comparti: dal farmaceutico al medical devices, dalle energie rinnovabili all’oil & gas, dal manifatturiero avanzato, quello dell’industria 4.0 per intenderci, all’automotive".

"Da ricordare – avverte – la chimica, non quella di base, ma applicativa, per esempio destinata al packaging alimentare. Per arrivare al design e alla filiera alimentare, dalla pasta ai salumi ai formaggi. La tendenza è assecondare la domanda di qualità italiana. Più che il prodotto finito, l’estero chiede l’eccellenza e l’innovazione dei nostri processi produttivi in loco".

"Le nostre aziende – dichiara Alberto Conforti – necessitano di un cambio di paradigma: fino a qualche anno fa cercavano un partner locale per commercializzare i lori prodotti sui mercati esteri, oggi in particolare devono trovare un’impresa locale per creare una joint venture commerciale e/o produttiva. Le aree migliori cui guardare sono l’Ovest (Usa e Canada), ma anche l’Est del mondo (Russsia e Cina). Significative le opportunità nel Golfo Persico (Emirati Arabi, Arabia Saudita, Quatar, Bahrain). Alcuni Stati, come Russia e Cina, hanno sviluppato politiche industriali volte a favorire la localizzazione commerciale o industriale delle nostre Imprese con un pacchetto di incentivi commerciali, industriali e fiscali".

"Sul versante della commercializzazione – spiega – le aziende italiane, in particolare le pmi, stanno investendo molto nel digital export e nelle nuove tecnologie. L’emergenza sanitaria ha dato un impulso fortissimo in questo senso con l’obiettivo di sopperire all’impossibilità di viaggiare e di avvicinamento tra le persone. Sono sempre più diffuse piattaforme realizzate per le imprese interessate al commercio internazionale, che consentono la partecipazione a fiere organizzate. Le funzioni – chiarisce – includono stand online, sale espositive con tecnologia vr (virtual reality), presentazione dei prodotti, streaming live, possibilità di effettuare ricerche online, chat live e videoconferenze, traduzioni online e altro. Ognuna di queste funzionalità è una componente del sistema di b2b matching".

"L’internazionalizzazione – ribadisce – è una grande opportunità. Servono dai sei ai dieci mesi per realizzare valide joint venture commerciali o produttive con partner locali oltreconfine. I costi, che sostanzialmente riguardano le fasi preliminari e il test dei prodotti, vengono presto ammortizzati. Cionondimeno, le aziende si sentono abbandonate, c’è una certa confusione e poco coordinamento tra gli enti che dovrebbero sostenerle in questo processo".

"Sono convinto – assicura – che il nuovo premier saprà agire in questa direzione coordinando, razionalizzando e favorendo il sistema di supporto istituzionale, a partire dal coinvolgimento dei ministeri economici e favorendo la cooperazione tra pubblico e privato. Oltre che un grande economista, Draghi è europeista e atlantista. Ha detto che l’Europa non esiste senza l’Italia, ma che anche l’Italia non avrebbe senso fuori dall’Ue e dall’euro. L’effetto positivo – precisa – dell'azione del neopresidente del Consiglio, che dal 2011 al 2019 ha guidato la Bce con successo durante la crisi del debito sovrano europeo ed è stato l’artefice del quantitative easing, si farà sentire e aumenterà anche l’attrattività delle nostre aziende e dei nostri prodotti all’estero".

"Anche il green deal europeo – commenta Alberto Conforti – se è vero che tecnicamente riguarda l’Unione europea, ben si declina con l’aspirazione delle nostre aziende a creare joint venture fuori dai confini nazionali. Next generation eu fund stanzia per il rilancio delle economie europee complessivamente 750 miliardi e l’Italia è il principale destinatario di tali risorse: 209 miliardi. Il piano prevede che sostenibilità, green economy, nuove tecnologie, infrastrutture fisiche e digitali saranno le principali tendenze su cui investire".

"Tutti ambiti – ricorda – che riguardano la capacità innovativa dei nostri gioielli imprenditoriali. Non dimentichiamo infine che questi sono temi che riguardano tutto il mondo. Il neopresidente Joe Biden ha simbolicamente firmato, tra i primi decreti urgenti che ha emanato appena insidiato alla Casa Bianca, il rientro degli Usa nell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici (2015), da cui era uscito il suo predecessore Donald Trump. Il presidente cinese Xi Jinping – dice – ha promesso che la Cina diventerà un’economia a emissioni zero entro il 2060. La stessa Federazione Russia è sempre più attenta e sensibile a questi argomenti, anche se il presidente Vladimir Putin è meno avvezzo ai proclami".