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Coronavirus, Burioni: "Più pericoloso del precedente"

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Roma, 20 feb. (Adnkronos Salute) - "Non dobbiamo scherzare con questo virus. La sua 'minore gravità' rispetto, per esempio, alla Sars è un’arma a doppio taglio: meno rischio di morte per il singolo, ma, allo stesso tempo, maggior rischio di trasmissione. Il che equ...

Roma, 20 feb. (Adnkronos Salute) – "Non dobbiamo scherzare con questo virus. La sua 'minore gravità' rispetto, per esempio, alla Sars è un’arma a doppio taglio: meno rischio di morte per il singolo, ma, allo stesso tempo, maggior rischio di trasmissione. Il che equivale a dire che questo nuovo coronavirus è molto più pericoloso di quello precedente, perché molti più individui rischiano di essere infettati". Ad affermarlo, in un'analisi pubblicata su 'Medical Facts', sono il virologo Roberto Burioni e il collega Nicasio Mancini, che commentano due recentissime pubblicazioni su Covid-19.

"Poche storie," sottolineano Burioni e Mancini. "Due recentissime comunicazioni scientifiche confermano i timori che, sin dall’inizio dell’epidemia, vi stiamo presentando sulle pagine del nostro sito – scrivono gli esperti – Siamo stati fra i primi a seguire l’andamento di quest’epidemia di coronavirus, sin da quando i casi si limitavano a poche decine. Quando i primi dati sulle caratteristiche cliniche e le modalità di trasmissione sono emerse, però, abbiamo subito fatto presente l’importanza di capire se il virus potesse essere trasmesso anche in assenza di sintomi".

Due comunicazioni "pubblicate su riviste scientifiche di primo livello (Journal of Infectious Diseases e New England Journal of Medicine) ribadiscono che il nuovo coronavirus può essere trasmesso anche quando i sintomi non sono ancora presenti, o lo sono in modo sfumato. La cosa interessante è che i due lavori affrontano quest’aspetto in due diverse aree del mondo: la Cina e, realtà molto più vicina alla nostra, la Germania. Il primo è la descrizione di una serie di contagi a Shangai, quindi non proprio nell’epicentro dell’epidemia (la provincia dell’Hubei e, in particolare, il suo capoluogo Wuhan). Sono descritti quattro casi all’interno di un nucleo familiare, in cui due dei componenti provenivano da Wuhan. Niente di nuovo rispetto a quanto già descritto, potreste dire. Tutt’altro: la particolarità del caso in questione è che il primo a manifestare i sintomi dell’infezione è stato il più anziano del nucleo familiare che non aveva mai lasciato Shangai".

"Non si era mosso di casa nelle settimane precedenti, semplicemente perché era impossibilitato a farlo per problemi legati all’età. In altre parole, i due che erano stati a Wuhan non manifestavano sintomi chiari, ma, ciononostante, avevano trasmesso l’infezione in forma grave al più debole della propria famiglia. A conferma di questo – scrivono gli esperti – nel giro di qualche giorno, tutti e tre gli altri componenti della famiglia hanno poi manifestato i sintomi dell’infezione e sono stati ricoverati anch’essi in ospedale".

Altro caso, "molto più vicino alla realtà che stiamo vivendo in questi giorni nel nostro Paese: rimpatrio di connazionali dalla Cina e successiva quarantena. In particolare, il primo febbraio scorso la Germania ne ha rimpatriati 126 con un volo militare. Dieci di essi erano stati già isolati sul volo che li riportava a casa, per la comparsa di sintomi o per essere stati a contatto con casi accertati. Nessuno di essi risulterà positivo al nuovo coronavirus. Le restanti 116 persone sono state sottoposte a scrupolosissime visite mediche, che avevano permesso di identificare un altro possibile caso sospetto: anche questo risultato negativo al virus. Ciononostante, era stato offerto a tutti i restanti 115 soggetti di effettuare comunque il test. Dei 114 che avevano accettato di farlo, due sono risultati positivi al test diagnostico molecolare".

"Proprio così: niente sintomi, visite mediche superate alla grande, ma presenza del virus. Un altro dato è importante da sottolineare: da entrambi questi soggetti è stato possibile isolare il virus, ovvero farlo crescere in laboratorio. Questo – scrive Burioni – conferma che il virus che si trovava nella gola di questi due soggetti, completamente sani, era in grado di infettarne altri. Anche qui il cerchio si chiude: niente sintomi, ma infezione e trasmissione possibili. La cosa ancora più preoccupante, ovviamente non per i due soggetti interessati, è che nessuno dei due ha poi sviluppato sintomi chiari (a parte un leggero mal di gola in uno)".