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Coronavirus: Ivan Mauri medico di famiglia 'morto a un passo dalla pensione'

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Milano, 25 mar. (Adnkronos Salute) - Ivan Mauri, 69 anni, sarebbe andato in pensione a settembre. "Ma per lui il camice bianco era una passione, il mestiere di medico di famiglia lo faceva con grande umanità e senza risparmiarsi. Era in studio fino a venerdì, quel giorno non si se...

Milano, 25 mar. (Adnkronos Salute) – Ivan Mauri, 69 anni, sarebbe andato in pensione a settembre. "Ma per lui il camice bianco era una passione, il mestiere di medico di famiglia lo faceva con grande umanità e senza risparmiarsi. Era in studio fino a venerdì, quel giorno non si sentiva bene. Un collega gli ha misurato la saturazione e gli ha consigliato di andare in ospedale". E' un copione che si ripete, per le vittime del coronavirus. Sabato il ricovero, "martedì, ieri, Ivan non c'era più. Peggiorava in fretta, non rispondeva alle cure. Ho perso un fratello così all'improvviso. E' una perdita enorme per tutti". Il racconto all'AdnKronos Salute è dell'amico e collega, Roberto Mantica.

Insieme lavoravano nella sede della medicina di gruppo a Brivio (Lecco). Con loro altri tre colleghi: Enrico Messina, Gianfranco Vicendone e Stefano Vercelloni. Mauri è l'ultimo medico di famiglia caduto vittima della Covid 19.

"Ivan lo conoscevo e frequentavo da quando eravamo freschi di laurea, sono oltre 35 anni. Questa notizia ci ha colpito in maniera terribile – dice Mantica commosso – Lascia la moglie e tre figli: Rossella, Dario e Daniele. Due lavorano e uno è universitario. Sono una famiglia cordiale e perbene. Quando sabato si è capito che Ivan aveva bisogno dell'ospedale a Merate non c'era posto, poi è stato trovato uno spazio a Carate Brianza. Sono giorni difficili, gli ospedali sono intasati. Ivan lo hanno messo sotto il casco ma non è servito a niente, è crollato improvvisamente ieri sera".

"Nella medicina di base siamo in prima linea – ragiona il camice bianco – Di pazienti ricoverati ne abbiamo diversi. Arrivano a volte con sintomi semplici, non con grandi segni, per esempio febbre modesta e qualche colpo di tosse, e dalla radiografia invece vedi polmoniti bilaterali. Io una cosa così non me la ricordo, e ne abbiamo viste tante in tutti questi anni. Forse le protezioni ci sono arrivate un po' tardi, ma nessuna polemica, né critiche a nessuno, la situazione è difficile".

"Posso dire solo – conclude – che noi abbiamo sempre cercato di curare al massimo i nostri pazienti e una situazione simile è una novità, purtroppo porta con sé dei rischi personali molto alti per noi medici che operiamo a contatto con i pazienti, pur avendo attivato il triage telefonico e tutte le indicazioni che ci sono state date. Ivan era il primo, sempre sul campo. Oltre a Brivio, aveva il suo studio a Beverate, a volta andava anche ad Airuno. Il rapporto con i pazienti era tutto per lui, la medicina una missione. Era un camice di vecchia generazione, con tanto cuore. Mai polemico, costruttivo, sempre disponibile per tutti. Ci mancherà".