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Coronavirus: il legale, 'per vaccini licenze gratis o consorzi aziende-istituzioni'

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Roma, 4 giu. (Adnkronos Salute) - "L’accesso ai farmaci e ai vaccini potrà essere garantito una volta che questi saranno stati individuati e protetti, facendo ricorso, per esempio, a licenze gratuite o a consorzi di diverse aziende e istituzioni. Questo tipo di schema permette inol...

Roma, 4 giu. (Adnkronos Salute) – "L’accesso ai farmaci e ai vaccini potrà essere garantito una volta che questi saranno stati individuati e protetti, facendo ricorso, per esempio, a licenze gratuite o a consorzi di diverse aziende e istituzioni. Questo tipo di schema permette inoltre al titolare del brevetto di inquadrarne lo sfruttamento da parte di terzi, che è anche una forma di protezione per i pazienti". E' il suggerimento che arriva da Michele Ferrante, avvocato con 20 anni di esperienza in Cina nel settore della proprietà intellettuale, che su 'MedicalFacts.it', il sito fondato dal virologo Roberto Burioni, fa il punto su cosa potrà accadere sul piano internazionale e dei brevetti quando arriverà il vaccino.

"Muovendosi su questo cammino, in parte già tracciato da esperienze passate, si potrà garantire la protezione all’innovazione, favorendola e incentivandola, che è poi il primo passo verso la produzione e distribuzione globale di un vaccino contro questa malattia", aggiunge Ferrante. Come ricorda MedicalFacts.it, un team di scienziati cinesi "ha ottenuto promettenti risultati nella sperimentazione animale di un vaccino a virus inattivato contro il Covid-19 – riferisce il sito di informazione – Una società farmaceutica cinese ha depositato due domande di brevetto relative a tale vaccino presso l’ufficio brevetti cinese. Se approvati, tali brevetti attribuirebbero alla società farmaceutica il diritto di proprietà esclusivo sul vaccino, limitandone lo sfruttamento da parte di altri soggetti".

Secondo l'avvocato, "In via generale, il diritto e la prassi cinese permettono la brevettabilità di vaccini a base di virus inattivato. Esistono esempi di tali vaccini coperti da brevetti validi sul territorio cinese, come il vaccino contro la poliomielite, il vaccino contro la malattia 'mani-bocca-piedi' e il vaccino contro l’epatite A – ricorda Ferrante – Ovviamente, il fatto che sia teoricamente possibile registrare un brevetto su questo tipo di vaccini, e che ciò sia stato fatto in passato, non significa che le domande presentate in relazione al vaccino contro il Covid-19 saranno sicuramente approvate".

"In Cina la procedura di approvazione di un brevetto è abbastanza lunga e prevede tre diversi stadi di analisi da parte delle autorità – prosegue l'avvocato Ferrante – Una volta depositata la domanda e durante la procedura l’inventore può già iniziare ad utilizzare la tecnologia oggetto del brevetto. Nel corso dell’analisi sostanziale della domanda da parte delle autorità cinesi, la brevettabilità del vaccino sarà valutata, anche con riguardo al suo carattere innovativo".

Per essere brevettabile in Cina, una nuova 'invenzione' "non deve necessariamente essere completamente nuova. Essa può anche solo apportare un miglioramento e un vantaggio rispetto a una tecnologia già esistente – evidenzia Ferrante – L’importante è che tale miglioramento e vantaggio siano innovativi e che non siano stati in precedenza utilizzati come tali. Al momento in cui scrivo, non sono ancora disponibili informazioni dettagliate sulle due domande depositate, ma è plausibile che sarà questo il terreno su cui si giocherà la partita della brevettabilità una volta che le autorità inizieranno ad esaminare la domanda".

Cosa succederebbe se le domande presentate in Cina venissero approvate? "Se le domande fossero approvate, come detto, il vaccino sarebbe di proprietà della società che ha depositato le domande – risponde l'avvocato – È molto importante sottolineare che, se approvati, questi brevetti sarebbero validi solo sul territorio cinese, perché le domande depositate, ad oggi, riguardano solo la Cina. È possibile estendere un brevetto nazionale ad altri Stati attraverso i sistemi di collaborazione transnazionale che esistono a livello europeo o mondiale. Le domande presentate sul vaccino a virus inattivato in Cina potrebbero essere estese ad altri Paesi, attraverso il sistema unificato che è gestito da un’agenzia dell’Onu, l’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale (Wipo). Ma anche in questo caso, ogni Stato a cui la domanda potrebbe essere estesa, valuterà secondo propri criteri la brevettabilità del vaccino, e non sarà vincolato da cosa decideranno gli altri Paesi".

"Qualora fossero approvati solo in Cina, i brevetti sul vaccino non potrebbero essere protetti in un altro Stato – o, quantomeno, non facilmente. Di conseguenza – chiosa l'avvocato Ferrante – chiunque al di fuori della Cina potrebbe produrre un vaccino identico senza infrangere i diritti di proprietà intellettuale della società titolare dei brevetti. Tuttavia, i vaccini prodotti all’estero ma identici a quelli brevettati in Cina non potrebbero essere commercializzati sul territorio cinese".

A quale scenario andiamo incontro, dunque, sul piano internazionale? "Come abbiamo visto, il pilastro della protezione dei brevetti rimane il livello statale – riflette Ferrante – Si capisce allora quali rischi questo sistema possa generare in una pandemia come questa: le esigenze della ricerca scientifica, tutelate dai brevetti principalmente a livello nazionale, si scontrano con la necessità di garantire una struttura omogenea di distribuzione del vaccino su scala mondiale.Ci sono team di scienziati ai quattro angoli del mondo che lavorano su tipologie diverse di vaccino. È prevedibile che i team che arriveranno ad avere un vaccino efficace e sicuro depositeranno una domanda di brevetto, come è stato fatto dal team cinese di cui abbiamo parlato. Perché? Perché l’innovazione scientifica e il lavoro che la permette devono essere protette e incentivate, per assicurare che le risorse necessarie vengano investite".

"Bisogna ricordare che in passato i titolari di brevetti su farmaci o vaccini, una volta protetto il loro investimento nella ricerca con la registrazione, hanno favorito l’accesso a tali brevetti per far fronte a specifiche crisi. Per esempio, il Medicines Patent Pool sostenuto dall’Onu – ricorda l'avvocato – ha favorito la creazione di un consorzio tra i principali titolari di brevetto su medicinali contro l’Hiv e istituzioni nazionali e internazionali per favorire l’accesso ai farmaci nei paesi in via di sviluppo".

A fine marzo 2020, lo stesso Medicines Patent Pool ha deciso di includere le tecnologie relative al Covid-19 nel suo campo di azione. "Appare allora ragionevole il punto di vista espresso recentemente dall’Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale (Wipo): non bisogna contrapporre la tutela della salute alla protezione dell’innovazione e della ricerca scientifica su Covid-19, in particolare attraverso i brevetti", conclude.