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Coronavirus, 2,8% nati da madre positiva lo ha contratto

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Roma, 7 ott. (Adnkronos Salute) - Il 2,8% dei nati durante la pandemia da madre positiva la nuovo coronavirus, tra marzo e giugno 2020, è risultato positivo al tampone nasofaringeo per Sars-CoV-2, ovvero 6 su 215. Più della metà, il 66,5%, è stato isolato con la mamma (ro...

Roma, 7 ott. (Adnkronos Salute) – Il 2,8% dei nati durante la pandemia da madre positiva la nuovo coronavirus, tra marzo e giugno 2020, è risultato positivo al tampone nasofaringeo per Sars-CoV-2, ovvero 6 su 215. Più della metà, il 66,5%, è stato isolato con la mamma (rooming-in); il 24,5% è stato isolato in Terapia intensiva neonatale; il 4,2% è stato isolato al Nido; il 3,6% con la mamma e successivamente separato, e l'1,2% è stato trasferito presso un altro centro nascita. Il 77,6% dei neonati è stato alimentato esclusivamente con latte materno (il 67,2% al seno e il 10,4% con latte materno spremuto). Risulta inoltre quasi raddoppiata la percentuale di nati prematuri che è stata pari al 19,7%. Sono i primi dati che emergono dal Registro nazionale Covid-19 istituito dalla Società italiana di neonatologia (Sin).

I dati raccolti saranno presentati in occasione del XXVI Congresso nazionale della Sin in programma a Venezia da oggi al 10 ottobre. "L'obiettivo – afferma Fabio Mosca, presidente Sin – è quello di raccogliere, su scala nazionale, i dati clinici derivanti dall'assistenza ai neonati nati da mamma affetta da coronavirus, diagnosticato in qualunque momento della gravidanza, e i dati derivanti dall'assistenza ai neonati con infezione da virus Sars-CoV-2, acquisita entro il primo mese di vita, cioè entro l'epoca neonatale".

Il progetto – riferisce una nota – è stato preventivamente approvato dal Comitato etico del Centro coordinatore (Fondazione Irccs Ca' Granda ospedale Maggiore Policlinico di Milano) e sono stati coinvolti tutti i punti nascita nazionali. L'analisi dei dati è stata condotta su 228 schede. Le informazioni sono arrivate per la maggior parte dei centri del Nord Italia, più duramente colpiti dalla pandemia, e in particolare dalla Regione Lombardia (65,4%), seguita dall'Emilia Romagna (14,9%) e dal Piemonte (10,1%).

Dall'analisi delle 215 schede relative al ricovero alla nascita, è emerso che il 61% dei neonati è venuto alla luce con parto vaginale, il 24% con taglio cesareo di elezione e solo il 15% con cesareo eseguito in urgenza per motivi legati alla salute della madre, spesso positiva al Sars-CoV-2, o in altri casi fetali.

Nell'80,3% dei casi i neonati sono nati a termine di gravidanza, cioè con una età gestazionale maggiore o uguale a 37 settimane. Pertanto la percentuale di nati prematuri, pari al 19,7%, risulta circa il doppio di quella riportata in letteratura prima dell'evento pandemico e in linea con quanto recentemente evidenziato da diversi studi su donne affette da Covid-19. Nel 15,8% dei casi si è trattato di neonati con un basso peso alla nascita, cioè con un peso inferiore a 2 chili e mezzo.

Inoltre, solo in un caso – secondo gli esperti – è verosimile che si sia verificata una trasmissione intrauterina dell'infezione, mentre negli altri non si può escludere una trasmissione orizzontale da mamma a neonato, rilevata da una diagnosi successiva al parto e causata probabilmente in parte da trasmissione attraverso droplet. In tutti i casi l'infezione nei neonati è risultata essere asintomatica o paucisintomatica. Anche i 13 neonati rientrati in ospedale per infezione da Sars-CoV-2 acquisita a casa, pur essendo tutti sintomatici (sintomi prevalenti febbre e difficoltà all'0alimentazione), hanno presentato una sintomatologia di entità lieve o media, necessitando solo in 2 casi di supporto ventilatorio per pochi giorni.