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Chi è il professionista della sostenibilità

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Roma, 19 giu. - (Adnkronos) - Il professionista della sostenibilità è donna (nel 62% dei casi in media e nel 70% se si osservano i professionisti tra 25 e 40 anni), con un elevato livello di formazione, per lo più di tipo multidisciplinare ma con una forte impronta manageriale e...

Roma, 19 giu. – (Adnkronos) – Il professionista della sostenibilità è donna (nel 62% dei casi in media e nel 70% se si osservano i professionisti tra 25 e 40 anni), con un elevato livello di formazione, per lo più di tipo multidisciplinare ma con una forte impronta manageriale e una consolidata esperienza lavorativa, data anche dall’età per lo più over 40 (il 38% degli operatori ha tra i 41 e i 50 anni e 1 su 4 ha più di 50 anni). A scattare la fotografia è il volume 'La sostenibilità come professione' edito da Egea curato dal Csr manager Network, l’associazione nazionale dei manager e dei professionisti della Sostenibilità.

Grazie a una ricerca su oltre 1.300 persone, elaborata in collaborazione con Altis Università Cattolica e l’Università degli Studi di Milano, e grazie all’elaborazione di 28 casi studio da parte di altrettanti manager della sostenibilità associati al Network, il libro propone il profilo più completo e aggiornato di chi oggi in Italia fa della Csr e della Sostenibilità la propria professione.

Con questo volume il Csr manager network intende valorizzare le conoscenze sviluppate in oltre quattordici anni di confronto tra i propri associati e promuovere una maggiore consapevolezza attorno alle professioni focalizzate attorno alla sostenibilità e alla Csr, rivolgendosi alle imprese, alle istituzioni e ai giovani che desiderano intraprendere questo percorso. “Dal libro emerge un quadro della professione che è anche lo specchio di quanto le imprese si stiano sempre più organizzando per fornire soluzioni e rimuovere gli ostacoli allo sviluppo sostenibile" afferma Fulvio Rossi, presidente del Csr manager network.

“E’ anche vero però che il 40% dei professionisti d’impresa lavora in un’azienda quotata, un dato che conferma come ancora oggi la grande azienda sia l’ambito dove si concentra buona parte dei professionisti. Una delle sfide principali per l’affermazione dello sviluppo sostenibile in Italia è dunque il coinvolgimento delle piccole e medie imprese” conclude Rossi.

Se inizialmente i professionisti della Csr/sostenibilità erano visti come i tecnici dei bilanci di sostenibilità, oggi sempre più assumono un ruolo manageriale, ma con una componente tecnica ancora importante. La funzione manageriale si declina, per esempio, nell’implementazione di progetti di Csr/sostenibilità per il raggiungimento di obiettivi strategici che siano coerenti con il modello di business dell’organizzazione, nonché quando assume una posizione di leadership e di influenza promuovendo l’attenzione socio ambientale all’interno dell’organizzazione.

Mette in campo le proprie competenze specialistiche occupandosi, tra le varie attività, di reporting, di individuazione dei rischi ambientali e sociali nella catena di fornitura, di progettazione di business model sostenibili, basati su prodotti/servizi con positivi degli impatti e rischi socio-ambientali. Pur non avendo ancora, curiosamente, un nome che lo identifichi in maniera univoca in tutte le organizzazioni ('Csr specialist', 'Direttore sostenibilità e valorizzazione', 'Head of sustainability', 'Sustainability & risk manager'…), la sua figura è sempre più rilevante nella governance delle imprese e si trova alle dirette dipendenze del vertice aziendale, in un caso su 4 riportando al direttore generale (25,6%) e nel 22% dei casi direttamente al ceo.

Questa rilevanza interna si riflette anche nel livello retributivo, in linea con figure di analogo livello e responsabilità in altre funzioni: il 22,6% ha una retribuzione annuale lorda (Ral) tra i 40.000 e i 59.999 euro. Emerge dunque un ruolo crescente del manager della Csr/sostenibilità come consulente interno ad altre funzioni aziendali: uno sviluppo interessante che mette in evidenza come le altre funzioni da un lato inizino a sviluppare programmi di sostenibilità, dall’altro si affidino alle competenze e alla visione trasversale del Csr/sustainability manager, non fosse altro che per garantire una coerenza di approccio e di priorità a livello aziendale.

“Oggi quindi, ancor più che in passato, le competenze sviluppate dai professionisti della CSsr/sostenibilità rappresentano un unicum nelle organizzazioni in cui operano e, in un panorama sempre più attento agli aspetti sociali e ambientali sono un’importante risorsa per il futuro" sottolinea Matteo Pedrini, professore ordinario di Corporate strategy presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e responsabile dell’Area Ricerca di Altis.

“Assisteremo a un aumento delle iniziative a carattere sociale e ambientale da parte delle imprese che necessiterà di un attento e maggiore coordinamento. I professionisti della Csr/sostenibilità progressivamente passeranno da conoscenze tecniche a competenze sempre più legate alle strategie di sostenibilità, attivandosi per il coordinamento delle attività e dei contributi delle differenti funzioni aziendali e alla verifica dei risultati di sostenibilità conseguiti".

Le comunità e l’ambiente presso cui opera l’organizzazione sono al centro delle responsabilità del manager della Csr/sostenibilità. È infatti impegnato verso gli interlocutori istituzionali, per esempio con le attività di rendicontazione della sostenibilità (73,3%) e le strategie di stakeholder engagement (65,9%); verso la comunità in cui si muove l’impresa; verso la salvaguardia dell’ambiente nella definizione delle strategie socio-ambientali (dalla politica di selezione fornitori secondo criteri socio-ambientali (47,7%) agli obiettivi di sviluppo di prodotti a valenza sociale e ambientale (45,5%).

Qual è il percorso formativo e professionale del manager della Csr? Nonostante natura profondamente multidisciplinare di chi si occupa di sostenibilità, si rilevano due tendenze: un elevato livello di formazione (il 45,4% ha conseguito almeno una laurea di tipo specialistico e in un ulteriore nel 40% dei casi anche un master); due i principali percorsi formativi (studi sin dai primi passi focalizzati sull’ambito manageriale o economico – 42,2% – oppure un’iniziale laurea in ambito umanistico e la successiva specializzazione in ambito Csr/sostenibilità con l’acquisizione di un master di ambito manageriale).