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Forlì, 16enne morta suicida accusa i genitori: "Mi odiate"

Forlì

"Mi odiate, non piangerete per me". Queste le parole di una 16enne di Forlì morta suicida

La confessione agghiacciante di una sedicenne morta suicida riecheggia assordante. “Mi odiate, non piangerete per me”, ha detto in un video-testamento registrato prima della sua scomparsa. E’ questo uno dei terribili passaggi del video girato sul tetto della sua scuola, prima di gettarsi il 17 giugno 2014. Insieme a una lettera, è un testamento-denuncia per la Procura. La ragazza è Rosita Raffoni, liceale di Forlì.

Il suicidio di Rosita Raffoni

Il suicidio di Rosita ha lasciato molti punti in sospeso e tanti nodi da sciogliere. A distanza di quasi 4 anni dalla su morte, è sbucato un video-testamenti di denuncia. L’accusa ai genitori è di averla odiata e ha aggiunto che la sua mancanza non gli dispiacerà tanto. E’ uno dei terribili passaggi del video girato sul tetto del suo liceo di Forlì, prima di gettarsi nell’ormai lontano 17 giugno 2014. La Procura di Forlì, con i Pm Sara Posa e Filippo Santangelo, ha chiesto condanne per padre e madre.

Dal disperato messaggio, mostrato in aula a porte chiuse, emergerebbe disprezzo per i genitori e rimpianto per la vita interrotta a causa di un nido familiare assente. Il video fu girato con il telefonino fino a quando la batteria non si scaricò, un attimo prima del gesto estremo. Nella lettera Rosita ha descritto quel rapporto freddo che la legava alla sua famiglia. Ha raccontato che i genitori non l’hanno mai capita né accettata. Non la conoscevano neppure: è questo ciò che traspare dalle tristi parole eternate in quei fogli. Così, la sua ultima volontà fu quella di lasciare un segno. Ma, a malincuore, si dice fortemente dispiaciuta a lasciare la vita, dicendo addio per sempre ai suoi progetti futuri. Dice che avrebbe voluto fare tante cose: andare all’estero, avere un ragazzo, rendere felice qualcuno. Con queste parole così piene di dolore, se n’è andata una ragazza dolce e semplice, dal cuore buono e dall’animo generoso, attaccatissima alla vita. Ma è qualcuno più grande di lei ad averla indotta a tanto. O almeno così sembrerebbe leggendo e ascoltando le sue parole.

Forlì

La condanna

Dopo aver mostrato in aula il video shock registrato prima della morte di Rosita, sono stati delineati i rispettivi atti d’imputazione. Per la madre: due anni e sei mesi di carcere per la sola ipotesi di reato di maltrattamenti fino alla morte. Per il padre, invece, vengono chiesti 6 anni di detenzione. L’accusa è di reato di istigazione al suicidio e maltrattamenti. Sono queste le richieste di condanna della pubblica accusa.

Le ultime indagini hanno dato avvio al procedimento giudiziario che ha portato al processo in corso. Questo si sta svolgendo di fronte alla Corte d’assise del tribunale di Forlì, presieduta dal giudice Giovanni Trerè.