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Franceschini difende Museo Egizio e attacca il centrodestra

Franceschini

Oltre alla Meloni, il ministro dei Beni culturali su 'Radio Capital' accusa anche la politica portata finora avanti da Salvini.

Continua il botta e risposta a distanza tra centrosinistra e centrodestra ma questa volta però, il fulcro principale della discussione tra le due coalizioni è il Museo Egizio di Torino. A riprendere il discorso in merito alla querelle tra il direttore del Museo ed il leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, è stato il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, che durante il programma Circo Massimo su ‘Radio Capital’ ha cercato di spiegare le scelte di marketing del sito culturale Torinese.

Franceschini difende il Museo Egizio

Secondo Dario Franceschini, “il direttore Greco è bravissimo. Noi a fare i direttori dei musei abbiamo mandato persone competenti; la destra dice invece: ‘quando arrivano se non ubbidiscono li cacciamo via’”. Insomma, una frecciata al centrodestra, ed un pacca sulla spalla del direttore del Museo Egizio, che riceve anche la solidarietà dell’ex premier, Matteo Renzi, attraverso Twitter.

Franceschini

Ebbene sì, per l’ennesima volta il segretario del Pd si affida ad un social network per respingere le critiche del centrodestra e per sostenere con forza l’operato dei ministri scelti da lui. Un pieno appoggio nei confronti della politica portata avanti da Franceschini per quanto concerne la cultura ed i suoi beni in Italia.

Il fatto

Tutta la discussione, è nata il 5 gennaio scorso quando, il leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, attaccò attraverso Facebook il Museo Egizio di Torino, reo di fare un campagna pubblicitaria volta agli immigrati con i soldi degli italiani. “Ricordiamo che il museo Egizio di Torino prende sovvenzioni pubbliche, è finanziato – scrive la Meloni su Facebook – coi soldi degli italiani e che tra i cinque membri del CdA ci sono un esponente designato dal Comune di Torino, uno dalla Regione Piemonte e il presidente nominato direttamente dal ministero dei beni culturali”. Da qui, arriva l’affondo del leader di Fratelli d’Italia che parla di un “Mìmix letale di governo Pd-M5s”, invitando così i cittadini a votare coloro che invece hanno a cuore prima di tutto il bene degli italiani.

Meloni

A questo, si aggiunse anche l’attacco di Matteo Salvini, segretario della Lega che, sempre su Facebook, scrisse: “Razzismo contro gli italiani, pazzesco! Al Museo Egizio di Torino (finanziato dai cittadini italiani) biglietti sconto solo per i visitatori arabi. Ma siamo matti? Qualcuno deve chiedere scusa e dimettersi. Ovviamente giornali e telegiornali nasconderanno la cosa”.

Franceschini tra la destra populista e la coalizione

Una volta chiusa la partentesi Museo Egizio, il ministro dei Beni culturali si è anche soffermato sulle prossime elezioni politiche che si terranno il prossimo 4 marzo. Un giorno importante per un Paese che, con una crisi economica che sembra alle spalle, non vede l’ora di dare il proprio voto alla coalizione che meglio la rappresenta. Proprio su questo punto, Dario Franceschini a ‘Radio Capital’ si è detto molto preoccupato perché, in caso di vittoria del centrodestra, non si avrebbe un governo moderato come quelli avuti in precedenza con Silvio Berlusconi, ma se ne formerebbe uno fatto da populisti ed estremisti. Un mix che potrebbe creare grossi problemi, sia in Italia che nelle relazioni con l’Europa.

D’altro canto però, lo stesso Franceschini rifiuta l’idea di una grande coalizione con il centrodestra, nel caso in cui nessun partito dovesse riuscire ad ottenere la maggioranza in Camera e Senato. Un’ipotesi, che lo stesso Matteo Renzi, segretario del Pd, in più di un’occasione ha smentito.

“Lo schema non è mai stato in piedi in Italia. In Germania – ha detto Franceschini a Radio Capital – è fatta da partiti che l’hanno già vissuta e dopo aver discusso per tanto sul programma lo attuano. Qui, quando è stata fatta all’inizio di questa legislatura, abbiamo assistito in maggioranza alla stessa conflittualità tra maggioranza e opposizione. Non credo possa funzionare. Le scelte dopo il voto dipendono da chi vince e dal capo dello Stato – continua il ministro dei Beni culturali – tornare a votare con la stessa legge produrrebbe lo stesso risultato”.

Allo stesso tempo però, Franceschini fa comprendere che l’ipotesi di un Gentiloni bis è da evitare completamente, in quanto ne risentirebbe l’immagine del Paese: “Se andasse avanti il governo Gentiloni, di cui anche io faccio parte, sarebbe la conseguenza di un risultato di stallo. E non sarebbe un buon risultato”.