> > Frati sepolti dalla neve: “Viviamo così sul San Bernardo”

Frati sepolti dalla neve: “Viviamo così sul San Bernardo”

san bernardo

L’ospizio in Val d’Aosta, sul San Bernardo, è il luogo abitato più in alto del Continente: ecco come vivono l'inverno i frati della struttura

Federico, canonico agostiniano, tira su la manica della tonaca bianco avorio e annora nel “libro” dell’Ospizio la data del 7 gennaio 2018. “Neve al suolo, 5 metri e 58”. La prima pagina del documento risale a duecento anni fa. Il volume contiene dati relativi a temperature e nevicate, nonché appunti su piovosità, siccità e venti. L’Ospizio è intitolato a San Nicola di Myra, nome datogli su volontà di chi l’ha fatto costruire, proprio san Bernardo, ricordato come patrono delle Alpi. Federico era l’unico dei quattro canonici che si alternano durante l’inverno agli oltre 2000 metri di altezza del valico tra Italia e Svizzera, con la Valle d’Aosta a sud ed Entremont a nord.

Il colle del Gran San Bernardo è notevolmente ricco di storia, fin dai tempi più antichi. Ma è anche ricchissimo di vento. L’inverno è nevoso e gli accumuli sono davvero corposi. Frate Federico racconta: «Da ottobre a oggi siamo arrivati a oltre cinque metri e mezzo. E oggi continua a nevicare». Si tratta del luogo abitato più alto d’Europa, pertanto l’inverno significa non solo freddo, ma anche isolamento.

“Isolamento da cosa?”, domanda sorridendo il canonico, che è agostiniano da oltre trent’anni. Il clerico è originario di Orsières, cittadina dell’Entremont, l’ultima stazione ferroviaria prima del confine. Spiega: “Qui essere isolati è normale. Oggi siamo in dieci: una suora oblata, otto che si occupano degli ospiti e io». Gli ospiti, però, non si vedono da giorni. “È troppo pericoloso. La tempesta Eleanor ha soffiato forte quassù”, spiega il Nostro.

San Bernardo: dai viandanti ai turisti

Nel “libro” è già presente la nota: “Alle 16 del 3 gennaio le raffiche hanno raggiunto 176 chilometri l’ora”. Quelli che un tempo erano viandanti o pellegrini oggi sono turisti-alpinisti, attrezzati con sci o racchette da neve. Eppure c’è ancora chi raggiunge il colle per pregare. I canonici, dal canto loro, pregano, lavorano, ospitano e offrono conforto. Continua il racconto: “Anche al telefono, non riceviamo solo prenotazioni per trascorrere qui un periodo o per sapere le condizioni della neve, ma anche richieste di preghiere. Si rivolge a noi chi ha bisogno di bontà, di parole che possano lenire un loro momento difficile. E noi ci siamo, sempre”.

D’inverno i famosi cani del San Bernard non ci sono, perché già in autunno tornano all’allevamento di Martigny. Questi splendidi animali sono qui fin dai tempi dei romani, molossi che provengono dagli altipiani himalayani. Hanno soccorso nei secoli i viandanti, così come i soldati della neve, i cosiddetti «maroniers». Perché le valli del San Bernardo sono aspre, lo abbiamo capito.

Nel “libro” dell’Ospizio ci sono anche i record della neve. “Nel 1870 (coda della piccola glaciazione) ne sono stati misurati 26 metri; 24,74 nel 1914. Più di 20 nel 1974, ma l’anno dopo abbiamo la misura più piccola misurata, meno di 10 metri. L’anno scorso i metri sono stati 14”. Fra le curiosità di questo luogo, dove la neve è sicura protagonista, esiste anche una cronaca dell’abate Rodolfo del monastero belga di Sainr-Trond. Nel 1129 scrisse di una valanga che fra il 3 e il 4 gennaio travolse dieci uomini, tra pellegrini e abitanti del luogo. Si trattava della prima sciagura alpina documentata.