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Fronte anti Isis, la strategia resta quella dei raid aerei: USA e Francia unite contro il terrorismo

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La strategia della lotta all’Isis continuerà, almeno nel breve termine, a essere basata sui raid aerei. Questo è quanto si può dedurre a valle dell’incontro, tenutosi ieri alla Casa Bianca a Washington, fra il presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama e il presidente francese F...

La strategia della lotta all’Isis continuerà, almeno nel breve termine, a essere basata sui raid aerei.

Questo è quanto si può dedurre a valle dell’incontro, tenutosi ieri alla Casa Bianca a Washington, fra il presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama e il presidente francese Francois Hollande. Permane, ed è fondamentale saperlo, la linea del no all’invio di truppe di terra e, come conseguenza, il no anche alla creazione della no fly zone lungo il confine turco siriano.

“La Casa Bianca e la Francia restano unite” ha dichiarato Obama, “in totale solidarietà, per fare giustizia contro questi terroristi”, con l’obiettivo di “difendere le nostre nazioni” contro organizzazioni che “rappresentano una grave minaccia per tutti noi”. “Come americani” ha proseguito il presidente USA, “restiamo a fianco dei nostri amici sia nei momenti buoni, sia in quelli cattivi”, chiarendo che l’alleanza con la Francia non è per nulla in discussione. È stato poi il presidente francese Hollande a specificare che la strategia comune rimane quella di proseguire con i raid aerei, intensificandoli e puntando agli obiettivi militari dello Stato Islamico in Siria e Iraq, ma senza dimenticare la primaria esigenza di avere il totale controllo del confine turco, evitando l’ingresso di estremisti islamici in Europa.

Implicito sembra, in aggiunta, il fatto che la lotta sul fronte interno, cioè all’interno dei propri confini nazionali – e questo vale, in particolare, proprio per un paese come la Francia – sia affidato ad un potenziamento dei servizi di intelligence e all’attivazione di una maggiore cooperazione fra i servizi segreti dei paesi europei (sviluppo auspicato qualche giorno fa anche dal ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni).

Un efficace controllo del confine turco siriano non può però che passare per una fitta collaborazione con Ankara. L’importanza strategica che la Turchia riveste in questo momento esclude che a fare il primo passo nel riallacciare i rapporti con Mosca possa essere la Nato, mentre, d’ora in avanti, l’eventuale cooperazione da parte delle forze armate russe sarà molto limitata dall’episodio dei caccia abbattuti. Tace, invece, per il momento, la Gran Bretagna, dove il premier David Cameron sta tentando di ottenere il benestare del suo parlamento all’intensificazione dei raid in Siria.