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Funivia del Mottarone, gli operai: "Tadini disse che era impossibile che la fune potesse spezzarsi"

Funivia del Mottarone operai

Gli operai della Funivia del Mottarone parlano dei fatti del 23 maggio e sottolineano come l'assenza di sicurezza fosse stata ampiamente segnalata.

La tragedia della funivia del Mottarone ha portato con se un serie di polemiche legate alla totale assenza di manutenzione da parte della società che la gestiva. Nello specifico la figura cardine sembra essere quella del capo servizio Gabriele Tadini che, stando a quanto riferito dagli operai della funivia e trascritto nei verbali della polizia, da più di un mese aveva deciso di mettere i forchettoni per ovviare al problema di una centralina che non funzionava.

Funivia del Mottarone, le parole degli operai

Emanuele Rossi, operaio della funivia del Mottarone in servizio il 23 maggio – giorno della tragedia costata la vita a 14 persone – ha così risposto alle domande degli inquirenti sui forchettoni e sulla mancanza di sicurezza dell’impianto: È stato Tadini ad ordinare di metterli. L’installazione è avvenuta già dall’inizio della stagione di quest’anno, esattamente il 26 aprile. Tadini – ha aggiunto – ha ordinato di far funzionare l’impianto con i ceppi inseriti anche se non erano garantite le condizioni di sicurezza necessarie”. Inoltre, stando al racconto dell’operaio Rossi, i forchettoni “vengono utilizzati per le operazioni di manutenzione e nella stazione finale a monte la sera quando chiudiamo l’impianto”. Ad installarli, su ordine di Tadini, sarebbe stato il collega Massimo Ogadri, mentre a toglierli il giorno dopo è stato Fabrizio Coppi.

Parlano gli operai della Funivia del Mottarone

Oltre ad Emanuele Rossi anche Stefania Bazzaro, un altra operatrice, ha parlato di quanto avvenuto alla funivia e di Tadini. “In un’occasione – spiega – durante una giornata di quest’inverno, gli ho chiesto espressamente se dovessi toglierli lui mi ha risposto di lasciarli dov’erano a causa di un problema all’inserimento del sistema di emergenza”. E ancora Alessandro Zurigo, altro operatore, afferma: “Rimango allibito dal fatto che sulla carcassa della cabina ci sia un ceppo inserito. Quel ceppo non ci dovrebbe essere. Quando lavoravo come vetturino – aggiunge – di solito il ceppo veniva inserito solo a fine giornata per fare manutenzione o fare spostamenti vari. Preciso che prima chiudevamo al pubblico l’impianto e dopo veniva inserito e fatta la manutenzione”.

Funivia del Mottarone operai

Massimo Enrico Coppi, in serivizio il giorno dell’incidente, dice di aver chiesto a Tadini se non fosse pericoloso lasciare il ceppo sulla vettura, domanda alla quale lo stesso Tadini avrebbe risposto: Prima che si rompa una traente o una testa fusa ce ne vuole. A queste parole Coppi non ha replicato in quanto si trovava davanti ad un suo superiore. Coppi è anche l’unico che conferma le dichiarazione di Tadini sulle pressione che lo stesso avrebbe ricevuto da Nerini e Perocchio per far andare la funivia anche con i forchettoni inseriti.