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Funivia Stresa, il responsabile mentì sui controlli: "L'impianto frenante aveva problemi"

Funivia confessione responsabile Tadini

"Mi sento un peso enorme sulla coscienza", a confessarlo il responsabile delle attività della funivia Gabriele Tadini.

A circa una settimana dalla tragedia del cedimento della linea della funivia Stresa Alpino-Stresa Mottarone che distrutto cinque famiglie, la vicenda si infittisce di nuovi dettagli. Stando a quanto riportano i pm, Gabriele Tadini responsabile del servizio della funivia, potrebbe avere mentito sui controlli della struttura. Nel registro nel quale sono stati annotati vari i controlli effettuati sul funzionamento della funivia sarebbe dato esito favorevole circa il corretto funzionamento in quei maledetti giorni tra il 22 e il 23 maggio.

Il responsabile avrebbe sentito il suono che indicava la perdita di pressione dell’impianto frenante della funivia. Questo porterebbe oltre all’accusa di manomissione dell’impianto frenanten anche di aver detto il falso. “Serviva altra manutenzione”, ha dichiaratov Tadini a tal proposito.

Funivia confessione responsabile Tadini, “Serviva altra manutenzione”

Quella della Funivia Stresa-Mottarone potrebbe essere stata una tragedia annunciata e probabilmente evitabile. Eppure dall’interrogatorio del responsabile di servizio della funivia Gabriele Tadini sono diversi i dettagli che emergono circa questa vicenda che sta diventando sempre più complessa. Tadini ha infatti messo in evidenza come già l’impianto frenante che avrebbe avuto bisogno di altra manutenzione senza contare il fatto i due interventi effettuati dopo il due aprile che non avrebbero risolto le già diverse criticità che avevano interessato le cabine. – “L’impianto idraulico dei freni d’emergenza aveva dei problemi, perdeva olio e le batterie si scaricavano di continuo”, ha spiegato Tadini.

Funivia confessione responsabile Tadini, “Lo sapevano tutti”

La confessione probabilmente che allarma maggiormente riguarderebbe il fatto che del malfunzionamento dell’imlpianto frenante della funivia “sapevano tutti” tanto che il titolare delle cabine era al corrente del fatto che si facesse un impiego abituale dei forchettoni. Stando a quanto riporta dai documenti della richiesta della convalida del fermo firmato dal procuratore Olimpia Bossi e Laura Carrera, la procura ha evidenziato citando testualmente quanto dichiarato da Tadini “tale scelta di inibire il sistema frenante era stata soltanto sua, senza avvisare nessuno, né il titolare Luigi Nerini, né il direttore di esercizio l’ingegnere Enrico Perocchio”.

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Nel frattempo a qualche giorno di distanza dalla tragedia della funivia è arrivata la testimonianza di Claudio Nicolazzo, un assicuratore calabrese residente a Zurigo. Nicolazzo ha raccontato che sarebbero state questioni di pochi minuti e la sorte delle 14 persone sarebbe potuta toccare a lui. A tal proposito ha detto che pur non avendo mai immaginato un disastro di tali dimensioni: “L’impressione da passeggero non è stata buona: la struttura appariva vecchia e poco curata, salendo abbiamo sentito anche un forte rumore metallico […] abbiamo messo in secondo piano il frastuono e l’insolito movimento della cabina per ammirare il panorama”.