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Genitori e figli: quando la convivenza diventa impossibile

Figlio maggiorenne violento, cosa fare

I casi di cronaca parlano ormai quotidianamente di coniugi violenti. Cosa fare, però, quando è un figlio a esserlo in famiglia?

Il problema più grave, per noi genitori, è quando sorgono dissidi gravi con i nostri figli. Quando ci troviamo di fronte a un coniuge violento la situazione è critica, certo, ma può accadere. Rientra nel calcolo delle probabilità. Quando a essere violento è un proprio figlio, invece, allora iniziano i sensi di responsabilità e di colpa e, proprio per questo, si ritarda spesso ad applicare il rimedio di tutela. Affrontiamo dunque questo delicato problema che coinvolge molti genitori.

La “responsabilità genitoriale” comprende la capacità di un padre e di una madre di capire e soddisfare i bisogni affettivi e materiali dei propri figli, soprattutto minori, nelle varie fasi della loro evoluzione. Tale responsabilità è sancita dagli art. 315 cc e ss, che puntualizzano con precisione assoluta non solo i doveri dei genitori verso i figli ma, viceversa, anche quelli dei figli verso i propri genitori (quest’ultima è stata un’evoluzione importante).

Quando però un figlio minore manifesta comportamenti violenti in famiglia, declinati in aggressività sia verbale sia fisica (e in questo periodo sono sempre più frequenti i periodi caratterizzati da forte frustrazione, causati dall’isolamento sociale dovuto alla pandemia) è difficile già solo prenderne atto.

Secondo i dati Istat, nel 2020 le chiamate al 1522, il numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking, sono aumentate del 79,5% rispetto al 2019. La violenza segnalata è soprattutto fisica (47,9% dei casi). Rispetto agli anni precedenti, è diventata maggiore la richiesta di aiuto delle giovanissime fino a 24 anni di età (11,8% nel 2020 contro il 9,8% nel 2019) e delle donne con più di 55 anni (23,2% nel 2020). Riguardo agli autori, aumentano le violenze da parte dei familiari (18,5% nel 2020 contro il 12,6% nel 2019). Dati che, però, potrebbero non tenere conto di un fenomeno chiamato “parental abuse”: Il comportamento violento reiterato dei figli verso i genitori.

È difficile avere dati certi sul fenomeno, poiché nella maggior parte dei casi il genitore non denuncia, pensando così di tutelare il proprio figlio. Purtroppo, però, non è così, e i casi di parental abuse non sembrano diminuire.

Dunque, cosa può e deve fare un familiare in questo caso?

Non può allontanare da casa il figlio minore perché ne è giuridicamente e moralmente responsabile (ex art. 30 Cost. e ex art. 147 cc). La soluzione, quindi, è quella di rivolgersi a un terapeuta, con competenze specifiche per l’età della crescita, che dia supporto e inizi un percorso con il ragazzo o la ragazza. Ove tali manifestazioni violente fossero però molto gravi, sarà necessario un intervento più efficace, presso strutture specializzate.

Una madre e un padre, in questi casi, mettendo da parte comprensibili paure e sensi di colpa o di vergogna, deve forzarsi e chiedere aiuto, immediatamente, subito dopo i primi atti violenti, poiché c’è in gioco anche la propria incolumità e quella degli altri componenti della famiglia. Il genitore deve necessariamente prendere atto della situazione e rimanere obiettivo, soprattutto per il bene stesso del minore, chiedendo sostegno, anche a strutture specialistiche nel volontariato.

Andiamo ora a esaminare, invece, cosa fare quando il figlio aggressivo è maggiorenne. In questo caso specifico, il soggetto è equiparato alla stregua di qualsiasi altro adulto violento, le cui azioni sono regolamentate dalla norma civile e che deve essere allontanato poiché potenzialmente pericoloso all’interno del nucleo familiare. Un atto sancito dal decreto del Giudice ex art. 342bis e ter cc, i cosiddetti ordini di protezione nelle relazioni familiari. Questo articolo, infatti, regola proprio gli ordini di protezione contro tutti gli abusi all’interno del proprio nucleo di provenienza ed è una riforma importante per la famiglia.

Il problema, però, sorge se il figlio maggiorenne non è economicamente autosufficiente e per questo, nonostante tutto, deve essere necessariamente mantenuto dal genitore. Il figlio non può essere definito autosufficiente anche qualora avesse un lavoro ma non abbastanza stabile da permettergli una vita dignitosa.

Questi sono i passi fondamentali da espletare nel caso in cui ci si dovesse trovare di fronte a un problema familiare inerente alla presenza di un figlio violento in casa. Come sempre, dunque, rivolgersi immediatamente a dei professionisti che possano dare un reale supporto, legale o psicologo, è la prima tappa per poter superare velocemente tale problematica.