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Genova: cede diga di contenimento, rischio petrolio in mare

cede diga di contenimento

La diga di contenimento realizzata per fermare l'espansione del petrolio fuoriuscito da una tubatura dell'oleodotto Iplom, ha ceduto e la situazione a Genova, torna a farsi molto preoccupante. Un vero e proprio stato di emergenza, considerato il fatto che il petrolio potrebbe arrivare al mare: e men...

La diga di contenimento realizzata per fermare l’espansione del petrolio fuoriuscito da una tubatura dell’oleodotto Iplom, ha ceduto e la situazione a Genova, torna a farsi molto preoccupante. Un vero e proprio stato di emergenza, considerato il fatto che il petrolio potrebbe arrivare al mare: e mentre alla Iplom di Busalla, dopo la rottura della tubatura che ha provocato lo sversamento di petrolio nel torrente Polcevera la produzione è ferma e dal 6 maggio scatterà la cassa integrazione, sugli argini del corso d’acqua si lavora alacremente per limitare i danni. Ma la rottura della diga di contenimento ha reso tutto ancora più difficile, come ammesso dalla Capitaneria di Porto che ha dichiarato lo stato di emergenza locale e dall’assessore comunale alla protezione civile Gianni Crivello il quale ha detto: “non sappiamo quanto greggio potrà finire in mare”.

Il cedimento della diga è avvenuto a causa delle ultime piogge che hanno innalzato i livelli delle acque del fiume di pochi millimetri, sufficienti però a superare le barriere artificiali create per contenere la diffusione del greggio. In altri due punti della diga sono stati aperti volontariamente i varchi, come si apprende da Iplom, per far defluire la piena improvvisa conseguente al temporale. Intanto negli alvei dei torrenti Polcevera, Pianego e Fegino proseguono le operazioni di bonifica con i tecnici della città metropolitana che monitorano la situazione. La speranza è quella di rimuovere entro oggi la maggior parte del greggio libero, grazie ai 29 autospurghi in azione e agli altri 20 già pronti ad intervenire in caso di necessità. Vi sono poi anche due escavatori nel alveo del Fegino ed un terzo nel Pianego. Grandi briglie sifonate sono state posizionate lungo i torrenti per separare l’olio dall’acqua.