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Gianna Nannini: la comunità gay si scaglia contro la cantante

Gianna Nannini

La comunità gay si scaglia contro Gianna Nannini per la sua scelta di lasciare l'Italia: non avrebbe fatto nulla per i diritti delle famiglie omogenitoriali

In rete sono comparsi alcuni commenti della comunità LGBT che hanno invaso i social dopo il coming out di Gianna Nannini. Come ha anticipato nella sua biografia “Cazzi miei”, la cantante toscana si trasferirà a Londra con la compagna Carla e la figlia Penelope di sei anni. Nel frattempo, però, le critiche della comunità gay si sono fatte appunto molto accese. “Gianna, dov’eri mentre noi lottavamo per i diritti di bambini come Penelope?”, chiede qualcuno. Dicendo poi che alla cantante non è concesso lamentarsi di non avere diritti, se poi non ha mai fatto nulla per averli quei diritti.

Gianna Nannini aveva dichiarato di volersi trasferire in Inghilterra con Carla e Penelope perché in Italia non ci sono leggi che tutelano adeguatamente la figlia. A Londra, invece, dice di essere rispettata nei suoi diritti umani di mamma. La critica della cantante 61enne allo stato dei diritti per le coppie dello stesso sesso non ha però convinto per niente la comunità LGBT. Anche alcuni rappresentanti di spicco sono rimasti di stucco. Ad esempio Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, ha commentato: “Gianna Nannini si trasferisce a Londra perché in Italia non è tutelata sua figlia. Avesse mai mosso un dito per i diritti civili…”.

Gianna Nannini: pochi fatti per la comunità gay

Insomma Gianna Nannini avrebbe fatto troppo poco e troppo tardi. La comunità gay e lesbo italiana negli ultimi due anni ha ricevuto un’attenzione particolare da parte dei media sulla questione delle unioni civili. Ma soprattutto sulla questione dei diritti dei bambini delle famiglie arcobaleno. Tante sono state le voci levatesi dello starsystem italiano che si sono unite alla causa LGBT. Dai fiocchi arcobaleno sul palco del Festival di Sanremo, alle diverse manifestazione per una legge che tuteli le famiglie omogenitoriali.

“Ho scelto di vivere a Londra perché così mia figlia Penelope può crescere senza preconcetti. Ho pensato di darle garanzie e rispetto. Sette anni fa da noi non c’erano nemmeno le unioni civili, figuriamoci la stepchild adoption. Londra è tutto il mondo, tutti i colori diversi che stanno assieme”. Questo aveva dichiarato la Gianna Nazionale. Certo, ogni tanto sente la nostalgia della sua terra: “Mi manca la mia terra. Mi manca il mio vino. Tornerò prima o poi per vivere questo lato legato alla natura”. Ma dice di non sentirsi tutelata: “Non ci sono leggi, in Italia, che mi garantiscano cosa succederebbe a Penelope se me ne andassi in cielo”. Presto, sempre nella città londinese, si unirà civilmente con la sua compagna Carla.