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Giappone, impiegata suicida per condizioni di lavoro: capo si dimette

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La vicenda L’impiegata, una giovane di nome Matsuri Takahashi, 24 anni, che  lavorava per la Dentsu Inc., la più grande società pubblicitaria del Giappone e la quinta nel mondo, si è uccisa nel giorno di Natale del 2015 buttandosi da una finestra. Lavorava nell'azienda dall’aprile d...

La vicenda

L’impiegata, una giovane di nome Matsuri Takahashi, 24 anni, che lavorava per la Dentsu Inc., la più grande società pubblicitaria del Giappone e la quinta nel mondo, si è uccisa nel giorno di Natale del 2015 buttandosi da una finestra. Lavorava nell’azienda dall’aprile dello scorso anno, dopo essersi laureata con ottimi voti in una delle migliori università del Paese del Sol Levante. Per la sua morte, sarà costretto a dimettersi a gennaio il presidente dell’azienda, Tadashi Ishii, 65 anni, a seguito dell’apertura di un’inchiesta sulla vicenda da parte dell’Ufficio del Lavoro di Tokyo. La ragazza non ne poteva più per il trattamento che le riservavano sul lavoro e soprattutto per gli orari disumani a cui era sottoposta, con una media mensile di 100 ore di straordinari – quando legalmente nel Paese asiatico le ore di straordinario mensili sono 80 al mese, perciò sono sempre molte – . Matsuri Takahashi, ha raccontato la madre, aveva lamentato più volte la durezza delle condizioni di lavoro che doveva affrontare. Dormiva poco – in un dormitorio della stessa società dove si è tolta la vita – ed era stressata perché il suo capo le diceva che non era abbastanza brava e capace di gestire la mole di lavoro richiesta. Il suo tuttavia non è affatto l’unico caso del genere in Giappone, dove si parla di “morte per eccesso di lavoro” (karoshi).

La dimissioni del capo e le scuse

Tadashi Ishii, che era ai vertici della Dentsu Inc. dal 2011, per annunciare le proprie dimissioni dopo il suicidio della sua impiegata, di cui si è assunto la “piena responsabilità”, ha convocato una conferenza stampa per scusarsi con la famiglia della ragazza. Ha affermato che nell’azienda erano state presi dei provvedimenti contro il superlavoro, ma la situazione non era migliorata e la colpa, ha detto l’uomo, è sua. In passato si erano suicidati altri due impiegati: un 24enne nel 1991 e un 30enne nel 2013.