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Gigi Samele: "Ho iniziato a fare scherma per caso. Ai giovani dico di fare sport divertendosi"

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Due volte medaglia d'argento a Tokyo 2020 nella scherma, Gigi Samele si è raccontato nell'intervista a Notizie.it.

Dopo i successi di Tokyo 2020 dove si è portato a casa ben due medaglie e l’inizio del quadriennio per Parigi 2024, Gigi Samele ci ha raccontato quali sono state le sensazioni provate in Giappone e i suoi progetti per il futuro.

Che esperienza è stata l’Olimpiade di Tokyo 2020?

E’ stata un’esperienza strana, diversa da un’Olimpiade normale, a causa di questa pandemia che non ci ha permesso di avere lì vicino i nostri amici e i nostri cari. E’ stata comunque un’Olimpiade, è stato già bellissimo poterla fare. Poi tornare a casa con due medaglie è stato doppiamente bello.

Quando ad un livello così alto arrivi a vincere due medaglie d’argento è più forte la felicità per aver vinto la medaglia o il rammarico di non essere arrivato all’oro?

Lì per lì sei arrabbiato per non aver vinto l’oro perchè quando senti l’odore di qualcosa di veramente storico c’è il rammarico per non averlo raggiunto. Però quando torni a casa capisci che comunque hai fatto qualcosa di veramente importante. Se me l’avessero detto qualche giorno prima probabilmente avrei firmato quindi sono sentimenti che vanno un po’ in contrasto. Lì per lì ero molto arrabbiato, adesso sono felice ma motivato a riuscire a fare sempre meglio.

Tokyo 2020 è stata un’impresa storica dell’Italia. Voi che la stavate vivendo avevate questa percezione?

In realtà no, perchè quando sei lì sei talmente concentrato su te stesso, sul percorso di 4 anni, questa volta 5. Sei focalizzato, fai il tifo per gli altri ragazzi e gli altri sport ma vivi la vita giorno per giorno. Poi torni a casa, inizi a tirare le somme, a vedere i numeri e dici “Caspita abbiamo fatto qualcosa di incredibile, siamo inarrestabili“. E in effetti lo siamo. Nei momenti difficili tiriamo fuori una forza che nemmeno pensavamo di avere.

Il percorso per arrivare e prepararsi a questa Olimpiade è stato di 5 anni perchè le Olimpiadi sono state rinviate a causa del Covid. Come hai appreso la notizia?

Noi abbiamo staccato il pass per le Olimpiadi il 6 marzo se non sbaglio e il 7 o l’8 siamo entrati in lockdown e da li sono iniziate a circolare tutta una serie di notizie rispetto al fatto che l’Olimpiade non si sarebbe disputata del tutto. Quindi puoi immaginare, dopo un percorso così lungo, dopo aver appena staccato il pass per l’Olimpiade, sapere di non poterle fare eravamo davvero depressi. Fortunatamente poi le cose si sono sistemate e abbiamo avuto l’opportunità di poterle fare anche se in una situazione difficile e senza precedenti abbiamo visto il bicchiere mezzo pieno.

Immagino che non sia stato semplice nè dal punto di vista fisico nè tantomeno da quello psicologico mantenersi in forma con il lockdown e tutto ciò che ne è conseguito.

Noi in Italia abbiamo avuto le restrizioni peggiori di tutto il mondo, perchè sono durate più di tutti. Noi siamo stati in casa per 3 mesi e per quanto vuoi fare allenamento con le bottiglie d’acqua e fai gli skip e corri dentro casa non sarà mai come quello che puoi esprimere in palestra. Non ti nascondo infatti che al ritorno agli allenamenti è stato difficile ricominciare però dai le medaglie hanno avuto un bel sapore anche per questo.

In realtà avete fatto un buon servizio in generale anche a chi vi seguiva da casa e gioiva insieme a voi. Anche perchè nonostante le Olimpiadi fossero a Tokyo, quindi con orari abbastanza complessi da seguire dall’Italia la gente non perdeva una gara. C’è stata proprio una sorta di unione intorno a questo evento. Voi avete percepito questo calore?

Quello che sentivamo noi era che il Paese aveva bisogno di questo. Aveva bisogno di distrarsi, di esultare. Aveva bisogno di accendere la televisione e non leggere il numero di contagi e di morti. Aveva bisogno di altro per cui è arrivata nel momento giusto e nel modo giusto. Questi risultati e queste medaglie ci hanno distratto da quelli che sono stati i mesi prima. Eravamo nel posto giusto e nel momento giusto.

Tante volte pensando alla scherma si pensa un po’ a uno sport quasi elitario. L’idea che da questo sport non è così pop come altri. Perchè?

Il motivo principale è che il calcio la fa da padrone e lascia poco spazio alla curiosità delle persone. Poi ammetto anche che nonostante io ami la scherma, è uno sport molto difficile da praticare, molto difficile da capire. Certo è che se una cosa difficile da capire tu me la fai vedere in televisione una volta ogni 4 anni non crei l’interesse. Sarebbe bello provare a dare un po’ più di spazio e magari ti rendi conto che la nazione intera di appassiona ad un altro sport. Sarebbe bello vedere almeno il tentativo di far conoscere qualcosa di diverso ma non per questo meno interessante.

Quanto è difficile? Perchè a vedere voi sembra che sia la cosa più semplice del mondo, ma immagino che dietro ci sia un lavoro pazzesco.

E’ difficilissimo da praticare perchè ci sono una miriade di regole e una miriade di movimenti che è molto complicato cogliere senza mai un replay o una moviola. Però siccome è molto molto affascinante potrebbe essere bello aiutare le persone ad appassionarsi un po’ di più.

E se avessi il potere di cambiare un po’ le cose, cosa faresti?

Intanto investirei sull’immagine degli sport. Molti sport minori hanno anche delle strutture molto belle esteticamente da proporre in televisione quindi quello che in realtà ho fatto ad esempio è stato al mio rientro in Italia, riproporre la finale Olimpica contro colui che poi mi ha battuto sia a Bologna che a Foggia e ho detto: “Vediamo se con un evento fatto bene, spiegando alle persone cosa stanno andando a vedere, succede qualcosa“. Il risultato è stato spettacolare e inaspettato. Questo mi ha fatto capire che si può far credere alle persone che qualcosa è interessante. Lo fai sforzandoti di creare qualche evento che possa attirare sempre di più le persone. L’immagine serve da copertina e da locandina.

Tu per primo come ti sei avvicinato a questa disciplina?

Per puro caso. Quando io avevo 7 o 8 anni non sapevo nemmeno che esistesse questa disciplina. Mentre ero dal barbiere con mia madre e mio fratello si è avvicinato un signore e ha chiesto a mia madre: “Perchè non porta i suoi figli a fare scherma?“. Vide in me il carattere molto vispo, mia madre mi ci portò e all’inizio non mi piaceva perchè non sapevo nemmeno bene quello che stavo andando a fare. Poi ho trovato un bel gruppo di amici, ho legato con il mio allenatore di allora e mi sono reso conto che lo sport era bello, era educativo e piano piano mi sono innamorato di questo sport. Sono contento di aver avuto tutte le opportunità che ho avuto e alcune di queste di averle anche sfruttate.

Qual è il futuro di questa disciplina? I giovani e le nuove generazioni si stanno avvicinando a questo sport?

Io su questo sono un po’ pessimista. Non per la scherma ma per lo sport in generale. Vedo molti ragazzini che vengono in palestra e il messaggio che passa ora è del “tutto e subito“. In realtà non è così perchè anche il lavoro dell’influencer che da fuori può sembrare una sciocchezza in realtà è complicatissimo e così per lo sport. E’ bello fare le Olimpiadi, viaggiare, ma quello è solo la punta dell’iceberg. Dietro c’è tanto lavoro e tante rotture di scatole. Il futuro c’è ed è roseo. La voglia dei ragazzi sapendo che ci sono tante medaglie e tante cose belle c’è, però c’è tanto lavoro da fare e il successo non è garantito.

Questo è il risultato del vedere solo la parte finale. Sembra tutto molto semplice ma le ore di allenamento in palestra, le pressioni, la tensione, quella non si percepisce.

Si, il nostro come pochi altri sport individuali, è molto psicologico. Ti può allenare tanto, puoi essere fisicamente fortissimo ma se non ci sei con la testa da noi non vai da nessuna parte. L’aspetto psicologico è fondamentale. Sotto quella maschera c’è un cervello che sta viaggiando a 3 mila km orari. Poi quando tutto è finito nel bene e nel male ti rilassi però c’è un processo mentale complicato che non ti saprei neanche spiegare.

Tornando alle Olimpiadi, c’è qualche aneddoto e qualche episodio che ti è rimasto impresso?

Sì, non ha niente a che fare con le Olimpiadi. Noi siamo arrivati in Giappone 3 settimane prima per l’adattamento, il fuso orario ecc. Siamo andati in un hotel e ci tenevano chiusi in camera e ci scortavano solo in palestra e in albergo. Quindi noi per 15 giorni non abbiamo visto altro che camera e palestra. L’unica volta in cui siamo potuti uscire fuori dalla camera è stato quando c’è stato un terremoto fortissimo e siamo scappati fuori dall’hotel così come eravamo. La gente fuori che ci guardava e ci chiedeva come mai fossimo scappati e ci spiegava che da loro è normale, quelle scosse capitano frequentemente. Quindi questo è stato divertente, anche perchè non siamo potuti uscire, non abbiamo avuto contatti con gli altri atleti.

Cosa c’è nel tuo futuro?

Adesso ho ripreso ad allenarmi perchè voglio arrivare con la stessa forma, se non migliore, a Parigi 2024. Poi mi piacerebbe molto insegnare. Non so dire se sarei un bravo maestro ma mi piacerebbe poter trasmettere la mia esperienza ai giovani. A chi vuole diventare un campione ma anche a chi non lo vuole diventare. Io vorrei dire: “E’ bellissimo sognare, ma fatti il mazzo“. Mi piacerebbe avere una mia Academy, anche magari all’interno del mio gruppo sportivo, le Fiamme Gialle, che hanno sempre creduto in me. Questo è quello che a me piacerebbe fare, poi da qui a quando questa cosa diventerà reale tutto può cambiare.

Quale messaggio vorresti lanciare a tutti quei giovani che vogliono avvicinarsi al tuo sport?

Iniziare lo sport e farlo divertendosi. Io dico sempre che non sognavo di diventare un campione, non ero talentuoso, non ero una promessa e tutti i miei allenatori di quando ero piccolo non credevano in me, e non ci credevo nemmeno io. Poi le cose nella vita cambiano, tutti abbiamo un talento nel fare qualcosa, chi dice di no è svogliato. Quindi dico a tutti di divertirsi ma di farlo seriamente. Anche nel divertimento ci deve essere la serietà così come nella serietà ci deve essere un po’ di divertimento. Divertitevi, fate sport e provate a diventare campioni perchè le opportunità le avete e poi cercate di trovare meno scuse possibili perchè a volte fanno bene ma spesso e volentieri ti mandano fuori strada.