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Gimbe, Cartabellotta: "Diritto alla salute a rischio"

diritto alla salute a rischio

Carenza di personale, attese troppo lunghe e un sistema vecchio: il diritto alla salute è a rischio secondo Cartabellotta.

Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe, si è detto preoccupato perché vede “a rischio il diritto alla salute” in Italia.

La denuncia di Nino Cartabellotta

Il presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, ha voluto denunciare lo stato attuale del sistema sanitario nazionale, in occasione dell’evento organizzato per presentare il “Piano di rilancio del Ssn“.

«Nell’indifferenza di tutti i governi, ormai si sta perdendo quello che è il diritto costituzionale alla tutela della salute, come documentano la lunghissima lista d’attesa, la necessità di ricorrere al privato, l’aumento della spesa di tasca propria, sino addirittura alla rinuncia alle cure».

Ha accusato proprio i politici di questo tracollo, gli stessi che nel periodo Covid-19 sono stati i primi a parlare di sanità. Ma ora «la sanità pubblica non interessa – ha proseguito Cartabellotta – non porta consenso, e quindi finisce in coda all’elenco delle priorità della politica».

La carenza di personale medico-sanitario

Ha poi proseguito commentando uno dei problemi più gravi che affliggono il sistema sanitario odierno: la carenza di personale.

«I posti disponibili non vengono coperti. I giovani non vogliono fare l’infermiere, perché è una professione poco retribuita, che offre poche prospettive di carriera. Non è più una professione attrattiva e viene considerata anche rischiosa, considerato quello che sta succedendo negli ultimi anni».

L’avanzamento del settore privato

L’insieme di questi problemi, dice Cartabellotta, ha portato ad una conseguenza inevitabile: la crescita del settore medico privato, sia come ospedali, come cliniche specializzate e come Rsa.

«Quella che dovrebbe essere una scelta del cittadino, cioè di andare nel privato, oggi è diventata invece una necessità imposta dalle carenze del pubblico. A volte le persone, che per ragioni di salute non possono aspettare, sono costrette a rivolgersi al privato. Chi può pagare paga, chi non può pagare aspetta tempi inaccettabili».