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Giulio Giaccio sciolto nell’acido per errore, i killer offrono un risarcimento: la famiglia rifiuta

Giulio Giaccio sciolto nell’acido per errore

Nel 2000, Giulio Giaccio sciolto nell’acido per errore. I killer hanno offerto un risarcimento per evitare l’ergastolo ma la famiglia ha rifiutato.

All’alba del nuovo millennio, nella piena estate del 2000, Giulio Giaccio è stato ucciso con un colpo di pistola alla testa e sciolto nell’acido per errore, vittima di uno scambio di persona. Due dei suoi killer sono stati arrestati alla fine del 2022: per evitare l’ergastolo, gli imputati hanno offerto un risarcimento alla famiglia che però ha rifiutato il denaro invocando giustizia.

Giulio Giaccio sciolto nell’acido per errore, i killer offrono un risarcimento: la famiglia rifiuta

Ai genitori di Giulio Giaccio, operaio ucciso dalla mafia per uno scambio di persona a Napoli oltre un ventennio fa, è stato offerto un risarcimento di 30 mila euro in contanti e 120 mila euro in immobili. I coniugi hanno rifiutato l’offerta che mirava a far ottenere uno sconto di pena ai due imputati Carlo Nappi e Salvatore Cammarota, per i quali nella giornata di martedì 18 aprile comincerà l’udienza preliminare.

Il risarcimento, quindi, rappresentava una strategia volta a evitare a Nappi e Cammarota l’ergastolo. Dopo aver rifiutato il risarcimento, la famiglia della vittima innocente ha affermato: “Non vogliamo risarcimenti ma giustizia”.

Giaccio è stato ucciso quando aveva 26 anni con un colpo di pistola alla testa. Il suo corpo ormai senza vita, poi, è stato preso a calci dal boss e sciolto nell’acido. I denti, che non si erano dissolti, invece, furono frantumati a suon di martellate.

L’arresto dei killer avvenuto a 22 anni di distanza dal compimento dell’atroce delitto

Giulio Giaccio è stato brutalmente assassinato per uno scambio di persona. Era stato scambiato per un tale Salvatore, sospettato di avere una relazione con la sorella di un elemento apicale del clan Polverino. Il 30 luglio 2000, quindi, il 26enne si trovava in piazza, nei pressi della sua abitazione in contrada Romano, tra Pianura e Marano, quando venne accerchiato da quattro uomini che si finsero poliziotti. “Salvatore, devi venire con noi per accertamenti”, gli disse uno dei falsi agenti.

La vittima precisò subito di non chiamarsi Salvatore ma scelse comunque si seguire i rappresentanti delle forze dell’ordine a seguito di insistenze e minacce. In quella circostanza, salì a bordo di una Fiat Punto bordeaux, svanendo nel nulla. La madre Rosa, casalinga, e il padre Giuseppe, agricoltore, non hanno avuto più notizie del figlio per 15 anni. Nel 2015, infatti, un collaboratore di giustizia, il boss Roberto Perrone, ha consentito alle forze dell’ordine di arrestare due uomini sul finire del 2022. Conclusi controlli e riscontri anche interpellando altri pentiti, Procura e carabinieri hanno chiesto e ottenuto dal gip una misura cautelare in carcere nei confronti dei due imputati.

Giulio Giaccio sciolto nell’acido per errore: lo scambio di persona

Intanto, le indagini condotto dalla direzione distrettuale antimafia napoletana e dal Nucleo Investigativo dei carabinieri hanno appurato l’estraneità di Giulio Giaccio agli ambienti della criminalità organizzata e che gli esecutori materiali dell’omicidio avevano erroneamente identificato il 26enne come il suddetto pregiudicato Salvatore. Quest’ultimo stava intrattenendo una relazione con la sorella di Cammarota, donna divorziata che, però, secondo il codice della camorra, il giovane non avrebbe potuto frequentare. Per questo motivo, venne condannato a morte.